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LA CATASTRÒFA – Marcinelle 8 agosto 1956 –  di Paolo Di Stefano, Sellerio Editore Palermo, marzo 2011

 

Da tempo s’è spenta la voce del capo-squadra della miniera del Bois du Cazier che recitava a memoria, senza distinzioni di provenienza, i nomi di tutti i 262 suoi compagni scomparsi l’8 agosto del 1956 a Marcinelle, intrappolati tra fuoco, fumo ed acqua.

 

Dei 262 sfortunati, ben 136 erano italiani – “...veneti, siciliani, friulani, pugliesi, emiliani, abruzzesi...” – “Non c’era Nord e Sud nella mina”, solo  emigranti,  perchè in patria regnava una tal miseria che non lasciava intravvedere futuro. Erano giovani vigorosi: “Li belgi non scherzavano, volevano italiani sani, e se non erano sani potevano stare a casa.”

Il  Governo italiano  favoriva l’espatrio: per ogni 1000 operai inviati, l’Italia otteneva dal Belgio dalle 2500 alle 5000 tonnellate di carbone. Questi erano gli accordi e nessuno che badasse alle condizioni di sicurezza in vigore nelle miniere.

“Ora ne viene uno...come il sen. Bossi a dire che noi del Sud siamo parassiti: non sanno che noi, dopo la guerra, abbiamo messo in piedi l’Italia!”

 

“La paura della fame era più forte della paura della tomba”:  “Qui c’è il fuoco, là in Italia c’è solo l’acqua per annegarsi”; ...”il pensiero era che in Belgio anche se morivi nella miniera qualcuno pagava la vedova e gli orfani”...  Ecco perché, anche dopo la catastròfa, i  minatori sopravissuti rimasero sul posto, per nuovamente scendere nei pozzi.

 

Inesorabilmente, va sfoltendosi il gruppo degli anziani superstiti impegnati a difendere la sacralità del Cazier,  ma  non  si demorde:  “finché stiamo in vita fino all’ultimo minatore, non c’è sala di matrimonio, perchè giù in basso qui c’è  262 morti.” ...”non vogliamo che il museo diventi una sala da mangiare o di ballo...”

 

E neppure viene meno l’impegno a  tener viva  per i posteri la memoria  della tremenda  catastrofe.  “ Ascolta...” dicono,  “Ascolta..., perchè noi vecchi adesso arriviamo alla fine e non ci saremo più a tenere la memoria a chi la storia non la sa...“  Ascolta...

 

Paolo Di Stefano, cogliendo l’invito, è “andato a Marcinelle, a Pescara e a Manopello, ha incontrato i testimoni, ha ascoltato le loro voci” e, dopo averle corredate di vari documenti, che vanno  dagli interrogatori a dirigenti, soccoritori e personale della miniera, agli esiti dei processi, commentando via via, le ha  riunite  nel  libro  “La catastròfa – Marcinelle 8 agosto 1956”, facendone cassa di risonanza, prima che tutto venga coperto da una coltre di vergognoso oblio.

 

Il libro, che conta 249 pagine,  è un susseguirsi di forti emozioni:  dolore e sgomento, mentre scorrono i racconti fotografici dei testimoni; sbigottimento, incredulità e indignazione per l’assenza dello Stato Italiano, le promesse disattese, l’indifferenza verso il desiderio degli esuli di poter morire in patria. E, non ultime, le truffe ai danni degli orfani.

 

dania

 

8 aprile, 2011


La Catastròfa -8 agosto 1956- di Paolo Di Stefano
dania
8/04/2011