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Sono davvero tante, molte, le manifestazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Mi piacerebbe che tra le tante manifestazioni ce ne fosse un che dicesse... perché non ricordiamo i tanti "nostri concittadini" che hanno combattuto e sono morti, ma senza medaglie e senza onorificenze per difendere i propri paesi, le proprie città dall'esercito piemontese?
Perché continuiamo a festeggiare chi ci ha invaso, che ci ha impoverito, che continua ad impoverirci.
Perché continuiamo ad accettare l'attuale politica del nord che - appunto da 150 anni - non è mai cambiata nei confronti del Sud?
Perché si definiscono "di parte" persone come Gigi di Fiore, Pino Aprile e tanti altri autori quando scrivono quello che è realmente successo 150 fa? Sarebbe come definire Primo Levi "di parte" quando scrive "Se questo è un uomo", di parte perché, appunto, era un ebreo.
Qualcuno dice che non è dimostrato che si stava meglio al tempo dei Borboni, anzi... allora si stava male perché tutti in balia dei latifondisti...
Ma si tratta di una battuta scherzosa o di altro? Oggi, la gente del Sud, di chi è in balia? Qui al Sud sono scomparsi i latifondisti? Sono scomparsi quelli che ti assumo per la campagna promettendoti una busta paga e poi - in realtà - è tutt'altra cosa? Sono scomparsi quelli che ti fanno lavorare a nero con la fatidica frase "se vuoi è così, diversamente ci sono tanti altri pronti a lavorare!"?
Sono scomparsi al Sud quelli che hanno enormi campi di pomodori e trattano le raccoglitrici come schiave?

Cosa è cambiato oggi? Dopo 150 anni; dopo migliaia di massacri perpretrati dall'esercito piemontese nei confronti del Sud cosa è cambiato? Adesso il massacro avviene con le leggi, con le leggi speciali per il Sud, con le leggi che non tengono conto delle reali condizioni della gente del sud, con le leggi che dirottano i Fas al Nord.

Adesso di chi siamo in balia? Non più dei latifondisti? Facciamo finta che non sia così!
Sicuramente siamo in balia di tanti altro: siamo in balia di strutture inefficienti: scuole fatiscenti, fondi fatiscenti, ospedali fatiscenti.
Siamo in balia dei medici senza scrupoli che "spremono" come spugne i poveri ammalati che non potendo aspettare mesi e mesi per una visita specialistica, sono costretti a recarsi da loro a visita privata, disponibile da subito a fior di quattrini.

Cosa è cambiato da 150 anni? Perché celebriamo 150 anni? Al nord possono sicuramente celebrare 150 anni visti tutti i grandi benefici che ha portato loro l'UNTA' d'Italia. A noi cosa ha portato? Ha portato ad avere nelle nostre vie i nomi dei generali e dei politici che hanno ordinato di non usare pietà qui al sud, di comportarsi come gli europei nei confronti degli indiani, di comportarsi da padroni.
Sembrava una festa quando si è sparsa la notizia che negli archivi parrocchiali sono stati trovati nomi di persone che hanno vestito la divisa garibaldina! Che onore!
E quando vedremo a Veglie una via intitolata a qualcuno che ha difeso il proprio paese? Che ha difeso i propri figli uccisi solo perché non sapevano distinguere tra Francesco (Borbone) e Vittorio (Emanuele)?

Una buona celebrazione dovrebbe portare a riflettere sulla politica che si perpetua nei nostri confronti. Siamo stati il popolo della spremitura e continuiamo ad essere il popolo della spremitura che festeggia e inneggia verso coloro che ci hanno spremuto con cattiveria anche perché secondo lo psichiatra del nord Lombroso, il popolo meridionale è un popolo inferiore e "la ragione dell'inferiorità meridionale risiedeva in una costituzionale e irreparabile inferiorità razziale". Forse Lombroso non ha tutti i torti, quando un popolo inneggia al proprio fallimento.

Claudio Penna


Ancora 150 anni...
C. Penna
7/07/2011