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Antichi frantoi a Veglie
nei documenti storici.


di Flavio Vetrano

da: Archeoveglie



          L'olivicoltura, la trasformazione del prodotto in olio e la sua commercializzazione, sono riscontrabili nel Salento fin dall'antichità. Nel tempo assumono sempre maggiore peso, tanto che dal 1500 il commercio oleario raggiunge momenti di grande rilievo, e il porto di Gallipoli diviene la piazza commerciale più importante del Regno. Da qui l'olio veniva trasportato sia in Italia che in altri paesi europei, molto richiesto ai fini alimentari, industriali e per l'illuminazione.
         Questa economia ha portato a sviluppare e realizzare in un lungo arco di tempo, in tutto il territorio Salentino, una quantità impressionante di frantoi differenziati in ipogei, semi-ipogei e sub-divi, fuori terra. Strutture degne di attenzione, considerate oggi di particolare interesse storico-economico e sociale.
         La produzione dell'olio era divenuta talmente redditizia nel passato che, oltre ai centri abitati, molte masserie si erano dotate di frantoi. 
Nel circondario di Veglie li ritroviamo nella masseria S. Chiara1 , Donna Menga, Zanzara e Trappeto2 . Quest'ultima, prende il nome dall'impianto produttivo.
         La loro presenza sul territorio salentino si desume dai vari regolamenti contenuti nel codice quattrocentesco, risalenti al Principe di Taranto Ramondello del Balzo Orsini, alla Regina Maria D'Enghien e al figlio Gionanni Antonio.
         Nel codice vengono attestati i dazi sui frantoi stabiliti secondo la loro capacità produttiva, i loro affitti e le retribuzioni dovute a battitori, scopatori e raccoglitori di olive, validi sia per gli abitanti di Lecce che per quelli dei casali3 . 
         Anche a Veglie la presenza dei frantoi è confermata in un libro dei conti dell'erario del 1507-8, in cui sono registrate le entrate, le decime ricevute e le spese sostenute dalla regia corte. Da queste annotazioni è possibile ricavare i loro nomi, ma non le ubicazioni. Nelle registrazioni delle entrate troviamo l'affitto… della "casa de lo tarpito de la mortella" e la vendita "delle tarpite" della corte ad Andrea Perrino. Sulle registrazioni delle spese sostenute,"per ipso erario per ponere in ordine le doi tarpite per macinare" ritroviamo in più occasioni denominati il "tarpito novo" e il "tarpito vecchio"4 .
Da questo documento si deduce che a Veglie nel 1507-8 sono presenti cinque frantoi; quello nuovo finito in quegli anni e gli altri realizzati in un periodo precedente.
         In un documento del 1582 vengono riportati cinque frantoi, di cui tre ubicati vicino alla Chiesa di S. Vito, oggi non più esistente, e due alla chiesa di San Rocco5.
Di questi, al contrario del primo documento, sono indicati i luoghi e non nomi.
         Nel Catasto Onciario del 17496, a Veglie troviamo che: Nicola Maria Greco tiene un trappeto in ordine sotto il proprio palazzo dove abita, "nella strada di S. Vito"; il reverendo D. Pietro Favale possiede "un trappeto in ordine nominato il pizinico" o "mucinico" in due altre occasioni; D. Anna Alvares de Valdes, vedova di don Giovanni Bernardino Manieri" "tiene un trappeto" in concessione dall'università vicino il trappeto di S. Antonio. In più si ritrovano indicati: il frantoio "della mortella"; i trappeti "di Manieri" e "Paolo Lupo" un affittuario, concessi dall'università di Veglie per conto del Principe di Belmonte D. Antonio i Pignatelli; altri dati indiretti. Il primo cognome corrisponde a quello di Giovanni Bernardino Manieri, per questo si contano sei frantoi.
         Nel Catasto Onciario del 17637, troviamo che: il Trappeto sito sotto le case di D. Pasquale Greco a S. Vito, figlio di D. Nicola Maria, non appartiene più alla famiglia ma al capitolo della terra di Veglie; quello di "D. Pietro Favale affittato ad "Andrea del Gesù", "con stalla soprana nominato mucinico" o "pizinico", è sito nel luogo"a S. Salvatore"; Il convento di S. Francesco, fonda il trappeto sito "alla strada delli Cotimari" vicino al luogo di S. Antonio "verso alla conella".
Ancora si riscontrano i due trappeti "di Manieri" e "di Paolo Lupo"dati, al primo in concessione e al secondo in affitto, dall'università per conto di D. Anna Francesca Pinelli principessa di Belmonte. Indirettamente troviamo indicato un altro frantoio e non più i precedenti; "Gaetano Favale tiene una curte dietro al trappeto di D. Stremeo. Va sottolineato che questi ultimi frantoi non sono stati riscontrati nelle singole proprietà. Seguendo questi dati, non tutti esaustivi, ci porta a censire ancora a Veglie sei frantoi, l'ultimo probabilmente non era attivo.
         Tra il 1860 e il 1880, erano funzionanti nove trappeti8.
         Altre informazioni indirette, per effettuare le comparazioni, si possono estrapolare dai beni posseduti dal convento di Veglie. Nella platea del 17359 troviamo una "casa nel luogo detto S. Vito, sopra li trappeti incorporata al giardino del Bombino. Confina da ponente con "l'atrio dei trappeti" e da scirocco con le altre terre di Nicola Maria Greco.
         Alcuni dati desunti dalle fonti e dalle bibliografie considerate risultano essere insufficienti, discontinui, scollegati tra loro, e non ci permettono al momento di stabilire tutte le connessioni tra nomi, proprietari e ubicazioni, per la ricostruzione storica d'ogni singolo frantoio. 
Nonostante tutto, incrociando le informazioni sia dirette che indirette, è stato possibile stabilire delle connessioni. 
         Il frantoio recuperato a S. Vito è collegabile alla proprietà di D. Nicola Maria Greco e del Capitolo della terra di Veglie, oggi di proprietà comunale. Quello situato in via S. Salvatore, nominato mucinico, segue D. Pietro Favale, oggi di proprietà Spagnolo. Più laborioso risulta mettere in relazione altri frantoi. Per fare questo è necessario chiarire il luogo del frantoio di S. Antonio, accertato all'inizio dell'attuale via Leverano che porta "alla Conella". Nelle sue adiacenze sono stati indicati altri due frantoi. Uno è quello di Manieri, avuto in concessione dall'univesità per molti anni. L'altro "fondato" dal convento di S. Francesco "alla strada delli Cotimari"10, tra il 1749 e il 1763. Più difficile risulta porre in relazione i restanti frantoi, a S. Vito e a S. Antonio, con i nomi di Paolo Lupo e di D. Stremeo. Critico è collegare i nomi dei frantoi emersi nel primo documento. 
         Si hanno dubbi circa il toponimo del "tarpito de la mortella" che possa derivare dal luogo su cui è situato.

Consultando il codice quattrocentesco, nei bandi risalenti al 1420, si riscontra una definizione simile riferita ai dazi e agli affitti di questi in senso generale; "per omne tarpito de mortella tari uno et grane tridici et mezo"11. Questa frase al plurale rileva che in quel periodo storico ai frantoi era dato questo appellativo, riscontrato e mantenuto nel tempo anche in quello di Veglie.
Questo, porterebbe a pensare che l'appellativo derivi dalla attività di frangitura, oltre che delle olive anche dei grani del mirto. A meno che per "mortella" s'intendevano le bacche selvatiche in generale, di olive, di mirto e di lentico, in quanto in passato si produceva un olio dal frutto del lentisco "frasca". Tra il 1611 e il 1621 il Marciano12scriveva: "Si ricava in questa terra della vetrana molta quantità d'olio di lentisco, che manda per tutta la provincia".
         Allo stato attuale è possibile localizzare parte dei frantoi evidenziati nei documenti, alcuni riutilizzati per altri fini.
Due, dei tre, frantoi ipogei indicati nel borgo di S. Vito risultano essere adiacenti, con i loro ingressi distanti pochissimi metri uno dall'altro, questi sono: l'ipogeo di proprietà comunale, oggi recuperato ed aperto al pubblico, situato tra le vie di Novoli, Carmiano e Cavallera; l'ipogeo posto sotto lo stabile Aprile, agli inizi della via di Carmiano.
A pochi metri si accertano due ulteriori ipogei adiacenti, oggi con due ingressi separati, che anticamente erano serviti da un'unica scala. Questi si diramano sotto il piano stradale di via Novoli, tra Gennachi e Pendinelli. A parte un piccolo ambiente con un foro superiore, che può richiamare una sciava, e un altro che risulta essere una fossa per granili, non si hanno elementi caratterizzanti del frantoio. Gli ipogei possono avere avuto una funzione di deposito o di "postura per l'olio", in quanto indicata nei documenti13.
Altri due frantoi semi-ipogei attigui, che potrebbe risultare anche uno, sono situati a poche decine di metri da S. Vito sempre sulla via di Carmiano. Uno sotto l'edificio Savina e l'altro sotto l'abitazione Mazzotta.
Un altro semi-ipogeo, di Spagnolo, è situato in Via S. Salvatore. 
I due frantoi ipogei, più un terzo settecentesco, situati vicino alla chiesa di S. Rocco risultano anch'essi vicini: Il primo, collocato sotto il palazzo Frassanito e altre abitazioni, all'inizio di via Leverano; il secondo in via Spani, di Pati; il terzo in via Marconi, di Porretti.
         La presenza di molteplici frantoi ipogei e semi- ipogei a Veglie è caratterizzata, oltre da ragioni produttive, dalla conformazione tufacea del sottosuolo, materiale facilmente lavorabile, che ha permesso l'escavazione di ambienti sotterranei.
Si ritiene che questi siano rimasti attivi sino ai primi anni del 1900, quando l'avvento e il sempre crescente di un nuovo sistema industriale, tecnologico ed economico, ha decretato il loro declino ed abbandono.
Studiarli, valorizzarli e inserirli in un sistema di conoscenze più ampie, permette di recuperare tutti quei valori culturali, storici e artistici, contribuendo a strutturare l'identità di una comunità e di un Paese. 


Flavio Vetrano

interno frantoio ipogeo S Vito


sito della postura S Vito


siti dei frantoi S Vito


Note

1 - Il frantoio semi ipogeo, coperto da una costruzione, è situato di fianco alla torre. Questo non è indicato nel libro dei conti, 1674-1704, e nel catasto onciario del 1750 della masseria S Chiara, sicuramente realizzato in seguito.

2 - A. COSTANTINI, D. NOVEMBRE, Le masserie fortificate del salento meridionale, ed. Adriatica Salentina, Lecce, 1984.

     -Pag. 374. La masseria Zanzara nel Catasto onciario è così decritta: Masseria nominata lo sazara consistente in case, capanne, curti, aia, trozza, Trappeto in ordine atto a macinar olive. Il frantoio è costruito fuori terra.

     -Pag. 465. Nel catasto onciario del 1750 la masseria Trappeto...consisteva in: Lo trappeto, Palazzo e Case Rosse, con case, curti, aia, trozza … trappeto atto a macinar olive. Il frantoio è realizzato a piano terra, inglobando quello della torre.

3 - MICHELA PASTORE, Il codice di Maria D'Enghien, Ed. Congedo, Galatina 1979. 
-Pag. 26. Matricola dell'apprezzo della città di Lecce, s. a., ma certo anteriore al 1406, anno della morte di Ramondello del Balzo Orsini.
Incipit: Matricola Appretii civitatis litii facta tempore recolende memorie domini Raimundi principis Tarenti et litii comitis. Cc. 15v.-17. 
Stabilisce l'ammontare delle tasse che colpiscono le persone secondo la loro attività. Le terre secondo la loro capacità produttiva, i palummari, i trappeti, i mulini, i forni, i carri, gli animali. 
     -Pag. 25. Dazi imposti dalla stessa Maria D'Enghien alla città nel 1420. 
Incipit: Datia imposita et ordinata in civitate litii sub anno domini millesimo quadrigentesimo vicesimo, ind. XIII sunt infrascripta. Cc. 3-13v. 
     -Pag. 43. Dazio facto sopra le palombare: carre: tarpito, moline, furne: loeri di case: jardine: et terre in denarij. 
………..per omne tarpito de mortella tari uno et grane tridici et mezo. 
Item che per omne tarpito chi se alloyara sia tenuto ad pagare a ragione de tari duy per onza. 

     -Pag. 27. Bandi risalenti alla regina Maria e al principe di Taranto, essendo Martuzzo Caracciolo capitano della città e del contado di Lecce….di diversa datazione ….estesi ….al 1446. 
     -Pag. 28. È relativo alla retribuzione dovuta a battitori, scopatori e raccoglitori di olive. 
     -Pag. 66-67 omne persona chi andasse a battere olive……grane xij. Et grane vj lo scopature. Et grane v le jatecatrici: et colietrici grane iiij. Per iurno. 
-Pag. 30. Matricola dell'apprezzo della città di Lecce, del 1450. 
Incipit: Matricula appretii civitatis litii facta pro satisfazione salis temporis recolendae Illustris et Incliti domini Iohannis Antoni de Urbinis principis Tarenti comitis Litii et cetera:…anno domini M°CCCC°L. XIII indictionis. Cc. 35-36v. 
È relativa, come la precedente…alla tassazione dei palummari, trappeti, mulini, forni, carri, animali, escludendo gli uomini. 
     -Pag.80. tarpetum taxatur tarenis xv. 
Molendinum sine animali taxatur tarenis. Iij. Granis. Xv. 
Molendinum cum asino tarenis. Xij. 
Molendinum cum equo vel mulo tarenis. Xv. Molendinum cum duobus animalibus non asinis tarenis. Xxij. Granis. x. 
Molendinum cum duobus asinis tarenis. Xviij.
 

4 - A. S. N. Dipendenza della Sommaria - Relevi - Vol. 213, A. De Benedittis e Giuseppe Negro, Veglie agli inizi del XVI secolo, http://www.archeoveglie.it/ consultato il 27/05/2010. 
C. 22r. Introito venditione tarpite curie presente anno venduto ad Andrea Perrino Ducati CX. 
C. 57r. denari pagati per ipso erario alli infra scripti cantatori de le tarpite…posse le doi tarpite in Campella ducati…
C. 22v. et più receputo ipso erario per alberi de la casa de lo tarpito de la mortella allogata ad Antonii Coppola tari tre et grane cinque…
C. 62r. pagato …per ... dicto tarpito vecchio….
C. 62v. pagato…per … fare la casella de lo tarpito novo …
5 - ASL, Protocolli notarili, notaio Ottavio Frasario, Leverano, 48/1. a.1582, c.83r e ss, A. De Benedittis, Veglie e i suoi sindaci dal xvi secolo, http://www.archeoveglie.it / consultato il 27/05/2010.

6 - A.S.L., Catasto Onciario di Veglie del 1749. 
-C 135r. D. Nicola Maria Greco, capitano tenente dell' illustre Principe di Squinzano, abita nel proprio palazzo nella strada di S. Vito con due Palmenti dentro il cortile di dentro palazzo che non stanno in efficienza", più un trappeto di sotto detto palazzo in ordine. 
-C. 244r. D. Pietro Favale …possiede…un trappeto in ordine nominato il pizinico. Nel catasto del 1763 troviamo una volta questo nome e due mucinico. 
-C. 344r. D. Anna Alvares de Valdes di Napoli comorante nella città di Nardò, vedova del Magg. Giovanni Bernardino Manieri, …tiene…un trappeto di macina olive concessogli in enfiteusim da questa università vicino l'abitato di questa terra giusta il tappeto di S. Antonio. 
- C. 343. Illustrissimo Principe di Belmonte D. Antonio Pignatelli esigge dall'università di Veglie annui docati sessanta per ius trappeti concesso alla medesima. 
- C. 2. Ogni trappeto rende lordo di spese d'acconci docati quindici; netto delle spese rende docati diece. 
- C. 5r. dell'annuo canone, il trappeto di Manieri, docati 12:50. Questo corrisponde a quello di Giovanni Bernardino Manieri. 
Dall'affitto, il trappeto detto Paolo Lupo, docati 15. 
- C. 252r. Il rev. capitolo di questa terra di Veglie tiene….una casa terragna nel borgo di questa terra alle trappete vecchie giusto lo giardino del convento di questa terra. 
- C. 279-80. Il venerabile convento di S. Francesco d'assisi sotto il titolo della B. V. della Favana in Campagna, tiene…una casa con giardino a S. Vito e proprio al trappeto vecchio. 

7 - A. S. L. Catasto Onciario di Veglie del 1763. 
-C. 238r. Il capitolo di questa terra di Veglie, possiede ….Il trappeto in ordine sito sotto le case di D. Pasquale Greco sotto S. Vito, il quale non si tassa per essere stato comprato dai capitali censi…. 
-C 146. Mag. D. Pasquale Greco, abita nel suo proprio palazzo a S. Vito. Possiede un forno a cuocere il pane in ordine. 
-C. 235. D. Pietro favale, tra i beni extra patrimoniali, possiede un trappeto in ordine con stalla soprana nominato mucinico, (pizinico successivamente e nel catasto precedente ) confina con le case di Donato Caricato a S. Salvatore. 
-C. 88r. Gionanni Battista Mogavero, tiene una casa dietro al trappeto detto pizinico. 
-C 61. Andrea del Gesù…esige detto reverendo D. Pietro Favale annui ducati nove per la concessione di un trappeto nominato mucinico a S. Salvatore, più paga a questa Ducal Camera…op. lo spett. giardino e trappeto. 
-C 308r. Eccellentissima di questa Terra D. Anna Francesca Pinelli Principessa di Belmonte comorante in Napoli. Esige da detta università annui ducati settanta per lo iusso e concessione dei Trappiti…
-C 2. Per l'annuo canone del trappeto di Manieri, doc. 12- 50. 
Per l'affitto del trappeto di Paolo Lupo, doc. 15. 
-C. 85. Giovanni Gaetano Favale, Tiene una curte dietro al trappeto di D. Stremeo. 
-C. 259r. Venerabile convento di S. Francesco d'Assisi sotto il titolo della Besta Vergine della Favana in campagna, tiene una casa attaccata al suo Trappeto alli cotimari con giardino di quarantali ventisei. Più un Trappeto di molire olive alla strada delli Cotimari in ordine fondato con Capitale di legati… Più una casa diruta alla strda di….tiene tre mule per uso al Convento, cioe una, e le altre per il Trappeto. 
-C 48. Francesco Niceli, abita in casa propria a S. Antonio vicino al trappeto di questo spettabile convento. 
-C 5. Angelo Farsanito…possiede un giardinello murato…in luogo detto S. Antonio, verso alla conella. 

8 - ANTONIO MONTE, Le miniere dell'oro liquido, Archeologia industriale in terra d'Otranto: i frantoi ipogei, ed. del grifo, Lecce, 2000.
- ANTONIO MONTE, Progetto definitivo ed esecutivo per il recupero del trappeto ipogeo di Largo San Vito, http://www.Veglieonline.it/ consultato il 02/03/2010. 

9 - FLAVIO VETRANO, Affreschi del "tardo antico" presenti in "S. Maria de Vigiliis" e nel Salento, ed. Arti grafiche, Veglie, 2005. 
-A. De BENEDITTIS, La platea del venerabile convento di santa Maria di Veglie, ed. il Parametro, Taviano, 2005. 
-A. A. B. Platea del Venerabile Convento di Veglie, sotto il titolo della Madonna della Favana, Riformata nell'anno 1735. 
-C. 59. Possiede una casa nel luogo detto S. Vito, sopra li trappeti,…. incorporata al giardino del Bombino. Attacca da scirocco colla casa di Lucia Favale, da levante detto giardino, da ponente l'atrio dei trappeti. 
-C. 56. Nel borgo di S. Vito…il giardino del bombino,…. con due case dirute, una cisterna vecchia e un'altra in ordine attaccata in detto giardino….., murato; confina da scirocco colle terre di Nicola Maria Greco, da tramontana colle case di Lucia Carlino, da levante via pubblica, da ponente dallo stesso Nicola Maria Greco e col giardino di don Giovanni Marcucci. 

10 - Strada in cui si svolgeva il mercato delle terre cotte. 

11 - MICHELA PASTORE, Il codice di Maria D'Enghien, Ed. Congedo, Galatina 1979, pag. 25 e 43. 

12 - GIROLAMO MARCIANO, Descrizioni, origini e successi della Provincia d'Otranto, a cura di Domenico Tommaso Albanese, ed. dell'Iride, Napoli 1855, pag. 355. 

13 - A. S. L. Catasto Onciario di Veglie del 1763. 
-C. 72. D. Francesco Giannone de major nobile Bidontino…abita in un appartamento di case in più membri alla strada di S. Vito con due posture sotto. 
-C. 269. Domenico Plantare di Copertino…possiede…più una postura per metterci oglio a S. Vito. 

 
 

Antichi frantoi a Veglie nei documenti storici.
flavio vetrano
18/07/2011