ARCHEOLOGIA A VEGLIE |
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LE NEVIERE
ARCHITETTURA DEL GHIACCIO
di Flavio Vetrano
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da : Archeoveglie
Le Neviere, architetture del ghiaccio
Da sempre l'uomo in tutte le civiltà ha avuto l'esigenza di poter disporre di una riserva di ghiaccio, in particolare durante il periodo più caldo dell'anno, per uso medico, alimentare, refrigerante e conservativo degli alimenti.
Questa esigenza ha portato l'uomo a pensare e realizzare delle efficienti strutture architettoniche atte alla conservazione della neve e del ghiaccio raccolti durante le nevicate o le gelate invernali. Questa funzione ha dato l'appellativo, alla struttura, di "neviera".
In ogni territorio le caratteristiche architettoniche e le dimensioni delle strutture variano in funzione delle morfologie del terreno, del clima del posto, della quantità di neve accumulabile e delle finalità commerciali. Per questi fattori quelle Salentine risultano scavate in buona parte nel banco roccioso, in quanto è una zona pianeggiante, e di piccole dimensioni per le scarse nevicate invernali, in quanto il ghiaccio contenuto era limitato a soddisfare in parte il mercato locale.
La localizzazione delle Neviere nel territorio di Veglie
Anche nel territorio di Veglie e nei suoi dintorni fino ad un paio di decenni fa, si potevano ammirare ancora queste architetture del ghiaccio chiamate in dialetto vegliese "niere". Oggi queste strutture non sono più fruibili nella loro interezza in quanto abbandonate, sono state semidistrutte, interrate o riadattate ad altri scopi; molte sono ancora vive nella memoria delle persone più adulte, sconosciute risultano ai più giovani.
Tra le neviere ricordate segnaliamo quella situata sull'attuale via Fratelli Bandiera, semidistrutta durante la realizzazione dell'ex frantoio Pampo e riutilizzata come deposito di stoccaggio; quella situata dietro al cimitero; quella collocata vicino alla masseria Bortoni ; quella tra Via Convento e la masseria Nuova nei pressi del campo sportivo. Nei documenti le troviamo segnalate una allo "Strafella", due "inutili alla strada della Conella"e una a Carlolupo ,
Tra le neviere da me accertate e documentate sul territorio segnaliamo quella situata ad un centinaio di metri di fronte all'ingresso della masseria Magliana foto 1-2, all'inizio della stradina che induce sulla Veglie Salice, distrutta e interrata nel decennio scorso durante l'impianto di alcuni alberi di ulivo; quella situata lungo la strada Veglie Porto Cesareo, nelle vicinanze della masseria Trappeto all'imbocco dell'incrocio che porta a Boncore, distrutta anch'essa durante l'ultimo scavo per la canalizzazione dell'acquedotto; e quella posta a un centinaio di metri tra la chiesa e l'androne d'ingresso della masseria fortificata di Santa Chiara foto3-4, l'unica ancora esistente.
La tipologia costruttiva
Le strutture delle neviere segnalate sono riconducibili a quelle riscontrate nelle vicinanze delle masserie Tappeto, Santa Chiara e Magliana. Il modello di base si può sintetizzare in quello schematizzato nel disegno 1-2 e documentato nelle foto, considerandolo una tipologia architettonica caratteristica di questa area territoriale.
Le caratteristiche costruttive e dimensionali, se pur contenenti qualche piccola differenza, si possono sintetizzare in pochi elementi.
La volta affiorante dal terreno si presenta a botte con arco ribassato e due lati aperti.
Essa realizzata in conci di tufo, ricopre un fosso verticale di forma parallelepipedo scavato in buona parte o interamente nel banco tufaceo.
Tutte le neviere segnalate, si possono considerare di piccole dimensioni.
Per le neviere di piccole dimensioni con la volta poco sporgente dal filo del terreno, la chiusura dei due lati poteva essere realizzata con antine di legno rimovibili, come nella neviera documentata dalle foto della masseria Santa Chiara. Per quelle leggermente più grandi con la volta maggiormente sporgente dal filo del terreno la chiusura dei due lati poteva presentarsi con blocchi di tufo o pietrame, con un piccolo ingresso esposto a nord sbarrato con un'anta di legno che serviva per lo scarico e il prelevamento del ghiaccio come è visualizzato nella ricostruzione nel disegno 3. Il tutto veniva coperto da uno strato di paglia e terra per contenere la dispersione termica interna e l'irraggiamento solare esterno.
La volta della neviera della masseria Magliana, pur sporgendo dal filo del terreno con un arco ribassato, in realtà si presenta con una volta a botte a tutto sesto, poggiante su due lati sul banco tufaceo, e da due setti verticali di contenimento del terreno su gli altri due. Il fossato risulta scavato in buona parte nel banco tufaceo di circa 4 metri di larghezza, 3,5 di lunghezza e 7 di profondità.
Il metodo di raccolta e di conservazione della neve
Il metodo di raccolta e di conservazione della neve poneva dei problemi tecnici e organizzativi e se pur semplice, richiedeva un processo lavorativo ben pianificato, sfruttando i materiali e le conoscenze acquisite nel tempo dall'uomo. Già il fossato, scavato nel banco tufaceo, garantiva all'interno una temperatura costante. Dopo le rare nevicate invernali la neve veniva raccolta, immessa all'interno e pressata con appositi attrezzi, assumendo così le caratteristiche del ghiaccio.
Alla base del fossato era posto un materiale drenante formato da rami. Questo e i lati del fossato erano ricoperti di paglia su cui era posta la neve a strati separati da piani di paglia. Riempito il fosso si poneva un ultimo strato di paglia, assi di legno e altri materiali per coprire ermeticamente la neve e mantenere la temperatura costante riducendo al minimo la dispersione termica. Questa alternanza permetteva un facile distacco e taglio del ghiaccio in blocchi, per essere successivamente venduto.
Conclusione
Questo sistema è rimasto in uso fino all'inizio del secolo scorso, quando lo sviluppo della più moderna industria ne ha decretato la fine.
Le neviere, appartenenti ormai all'archeologia industriale, pur presentando una forma ed una struttura semplice, rappresentano un'opera che è in grado di suscitare ancora un grande stupore e interesse, aggiungendo al territorio un ulteriore segno permanente.
Lasciate al proprio destino a sfidare il tempo e l'incuria, le architetture del ghiaccio sono divenute ruderi prima per poi essere cancellate dal paesaggio e dalla memoria storica della comunità.
Flavio Vetrano
Sezione Neviera
Prospetto laterale Neviera
Neviera mass S. Chiara
Neviera mass S. Chiara
Neviera mass magliana Veglie Salice
Neviera mass magliana Veglie Salice
ricostruzione chiusura per neviera più grande
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Note
1 - A. Catamo, La mia famiglia parrocchiale, a. XXIII, 1984, n° 10, pp.11-12.
2 - A. S. L. Catasto onciario del 1763.
-C. 308r-317v. D. Anna Francesca Pinelli Principessa di Belmonte….Possiede nei beni Buroenzatici…una casa con nivera allo Strafella.
-C. 174r. Tommaso Verrienti Possiede un giardino….con due palmenti e due nivere inutili alla strada della conella.
-C. 223r. R.do D. Giovanni Battista Sternatia possiede…..la nivera di Carlolupo. |
le neviere : architettura del ghiaccio
flavio vetrano
29/07/2011
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