Una scuola per la persona. Una scuola europea, nazionale, locale. Una scuola per il territorio. Una scuola per il lavoro. Una scuola per il capitale umano. Sono questi i
cinque pilastri per il futuro dell'istruzione in Italia
che il ministro Letizia Moratti
ha delineato per il futuro nel suo intervento agli Stati generali
cominciati oggi a Roma.
Per
la persona
«La scuola deve essere capace anche di attenzione alle esigenze più nascoste dei ragazzi,
che sappia ascoltare, cogliere le forme di disagio, che nascono anche da problemi affettivi e da quelli tipici dell'età dell'adolescenza».
Europea, nazionale,
locale
Una scuola europea nella sua «ispirazione, ma radicata in un'identità nazionale solida.
Europea nella sua visione comunitaria, ma capace di difendere e nutrire le tante identità locali
che in Italia rappresentano un'inesauribile risorsa strategica». Una scuola che sappia «costruire un'identità unica nella molteplicità delle culture, senza negare, anzi esaltando, il valore delle diversità».
Per
il territorio
Una scuola che diventi elemento di valorizzazione delle culture e dei saperi locali.Lo Stato
dovrà abbandonare «progressivamente i propri compiti tradizionali di gestione ed organizzazione per assumere compiti di indirizzo e di governo.
Stabilirà i principi di qualità didattica, di equità sociale e di garanzia del diritto all'istruzione.
Dovrà assicurare criteri uniformi per la definizione dei piani di studio
e stabilire i requisiti di accreditamento delle offerte educative e formative, e provvedere alla valutazione dei livelli di apprendimento». Per quanto riguarda i piani di studio,
«saranno integrati a livello locale e dai singoli istituti scolastici;
mezzi e strumenti didattici saranno ideati e definiti sempre più a livello locale; orientamento e formazione saranno modellati localmente per aderire alle esigenze e alle opportunità del lavoro nel tessuto produttivo del territorio».
Per il lavoro
Il sistema dell'istruzione deve saper affrontare «con coraggio le ragioni profonde di una condizione giovanile contrassegnata da crescenti insicurezze individuali e collettive, dalla grande fatica del cambiamento che si avverte un po' ovunque fra i ragazzi, dal loro disagio per le difficoltà di inserimento nei cicli produttivi della vita, dall'ansia di poter essere esclusi dal mondo del lavoro».
Per il capitale umano
Ultimo pilastro della scuola del futuro, quello che la Morati ha definito «il capitale umano» che deve trasformarsi «da uno degli elementi di debolezza dell'economia italiana a principale risorsa per uno sviluppo duraturo e stabile del Paese».
«Siamo in forte ritardo
- ha detto il ministro - rispetto a molti altri Paesi in termini di preparazione delle risorse umane,
come dimostrano ampiamente i dati che tutti conosciamo sull'alfabetizzazione media del Paese, sulla quota di laureati tra la popolazione attiva, sulla quota di dottorati fra i ricercatori, sull'emigrazione continua di scienziati e ricercatori che preferiscono andare a studiare e lavorare all'estero».