VEGLIE: LA CRIPTA DELLA FAVANA
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apparso su EUROMEDITERRANEO di Benedetta LILLO * 16-31 luglio 2004
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E NOTIZE DELLA CRIPTA
Sull'antica via dei Messapi, dove sorge l'attuale cimitero di Veglie, è stata da poco aperta al pubblico uan cripta detta “della Favana” proprio di fronte al convento dei frati Francescani, che sin da subito è divenuta meta di credenti, ricercatori e curiosi. Sono state fatte anche molte congetture sulla derivazione del nome e sul periodo di costruzione e molti studiosi hanno avanzato le proprie ipotesi più valide.
In particolare a Veglie un giornalista, amante della storia e della cultura del sud, Antonio Catamo che ha scritto un intero libro sulla cappella sotterranea: Un tesoro che si perde, la cripta della Favana.
Per quanto riguarda la costruzione, sono due le ipotesi più accreditate: la prima secondo cui i monaci medievali, non potendo sempre adattare per il loro alloggio una grotta naturale, scavavano nel terreno i propri rifugi. La seconda ipotesi, è tratta da una “Platea del venerabile convento di Veglie sotto il titolo della Madonna della Favana...”, in cui si dice che nel 1579 predicando la parola di Dio nel corso del quaresimale nella terra di Veglie il fu P. Maestro Francesco di Oyra (Oria) Religioso conventuale, accese sì fortemente di devozione il Popolo di essa Terra verso l'abito serafico del Patriarca S. Francesco, che tanto i laici quanto gli ecclesiastici deliberarono di fondare in detta loro Terra di Veglie un Convento dei PP. Conventuali, e giudicarono luogo molto appropriato la detta Cappella fabbricata accanto alla descritta grotta... tanto più che vi era qualche comodità di abitazione per i primi PP. Conventuali”.
Ma
come per ogni ritrovamento antico, anche per la cripta sorse il
problema di definire quale fosse il suo vero nome e l'originaria
accezione. A questo proposito, sono stati eseguiti molti studi dallo
studioso Catamo, il quale ha preferito in particolare due possibili
derivazioni: la prima possibilità, è che il nome “della
Favana” derivi da una delle prime immagini dipinte nel
sotterraneo, in particolare il dipinto in cui la Madonna allatta il
suo Bambino. Da qui il nome “Favana” che vuol dire nel
volgare salentino: “residuo di latte cagliato”.
La
secona possibilità fu ricavata da Catamo da un passo dello
scrittore Giuseppe Leopoldo Quarta, il quale riferendosi alla cripta
della Favana scrisse: “Una cripta tuttora colà
esistente, formata d'una volticella sotterranea con un camerino, alla
quale si scende per tredici gradini e che trovasi presso quel
convento e chiesa dei frati Conventuali di S. Francesco oggi semi
diruto. E' un tempicello con nudi affreschi di santi dell'epoca
bizantina come indicano le greche iscrizioni e la loro fattura. Quel
Popolo lo chiama della Madonna della Rutta (corruzione di grotta) ma
prima ed ancora dai vecchi si diceva e si dice pure Madonna della
Fana dal greco vocabolo che significa tempio”. Catamo dapprima
esclude la possibilità del nome “Rutta” dato che
nel dialetto vuol dire “rotta” e non era mai stato
attestato da nessun altro libro, confermò invece il termine
“Fana” che in dialetto si pronunzia “faàna”
che si ricollega direttamente all'autentico ed originario nome
“Favana”