11 settembre e videogiochi

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da: Claudio Penna, 18 ottobre 2001 * "Liberi pensieri"

 
Sentivo giorni fa un radiogiornale. Si parlava dei fatti dell'11 settembre. In America. Dagli alti vertici si chiedeva - si consigliava - di evitare canzoni che potessero sembrare contro il patriottismo americano, si chiedeva la non commercializzazione di videogiochi che avessero come sfondo le torri gemelle, oppure che incitassero all'odio o mettessero in crisi il patriottismo. Insomma veniva richiesto un cambiamento nello stile di vita degli americani, a favore di uno stile che mettesse in primo piano sentimenti pacifici, che portasse alla tranquillità, che calmasse gli animi e facesse dimenticare le tristi scene che ancora erano presenti negli occhi di milioni di americani.

 

Questi consigli toccano un tasto a me molto caro: quello dei videogiochi. Sembra incredibile la commercializzazione di alcuni videogiochi: alcuni sono contro gli ebrei, altri danno punti quando si uccide un passante per strada (i punti cambiano a seconda di che passante è: anziano, bambino, straniero, ecc...); altri videogiochi - per quanto innocui siano - hanno come perno la violenza, la sconfitta del nemico. C'è sempre un nemico da sconfiggere, nei modi più crudeli, con le "mosse" più violente e con le armi più letali. I videogiochi che vanno di più tra i ragazzi della fascia della scuola media (e oltre) sono proprio questi. Siamo nel periodo della crescita in cui si cerca di portare i ragazzi alla scoperta dei valori, alla maturazione di comportamenti maturi, liberi. Cosa si può pretendere da questi ragazzi sbattuti a destra e a sinistra? Come si può predicare loro la scoperta di valori, del rispetto reciproco, della solidarietà quando i valori che si offrono sono diametralmente opposti? Questi videogiochi vanno dritti al cuore dei ragazzi, colpiscono le parti più vulnerabili, li forgiano su quello stile: diventa difficile riuscire a distinguere sempre la virtualità della realtà.

Ci scandalizziamo quando qualche ragazzo commette anche dei delitti (anche verso i propri genitori) per ottenere subito dei soldi, ci sembra (e lo è) così sbagliato e assurdo quando delle ragazze come premio per la promozione degli esami di stato chiedono i soldi per potersi rifare qualche parte del loro corpo... ma noi adulti cosa mettiamo al primo posto? Quali valori trasmettiamo ai nostri ragazzi? Cosa diciamo che è importante nella vita? Qual è il nostro indice del successo?

E' scandaloso scandalizzarsi di questi ragazzi! Sarebbe interessante una ricerca tra i ragazzi delle scuole medie per capire come passano il tempo libero. Nella mia scuola (una scuola media) vedo ragazzi che si scambiano di continuo dei videogiochi. Il loro tempo libero lo passano là sopra. Si tratta proprio dei videogiochi di cui parlavo prima.

Sulla loro bilancia, pesa più la voce dei docenti o quella di quei videogiochi così accattivanti nella grafica, nei suoni, nei movimenti? L'industria dei videogiochi spende tantissimo per la loro realizzazione, perché vuole andare sul sicuro, vuole essere certa di "colpire" i ragazzi. La scuola tenta di fare altrettanto? Ha i mezzi e le intenzioni di fare altrettanto? Tutto questo per dire che non occorre aspettare una disgrazia come quella dell'11 settembre per porre fine a qualcosa, forse dobbiamo farlo molto prima. Se i ragazzi non sanno difendersi soli, dovremmo essere noi adulti a difenderli da alcuni commerci che vanno decisamente contro di loro.