Il 4 Novembre
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dal: Quotidiano, 4 novembre 2001 * "Articoli Vari"
Festeggiamo il 4 novembre ritrovando l'amore di Patria
Nelle
ricorrenze storiche italiane, una sola data anniversaria resta viva e
intramontabile. E’ quella del 4 novembre 1918, che ricorda la fine vittoriosa
della guerra contro gli austro-ungarici e che, oggi, si celebra in ogni
contrada. Spontanea sorge la domanda: a che si deve siffata... resistenza, ad
ottantatre anni dall'evento? Le ragioni sono molteplici e tutte ben giustificano
l'intatta memoria. Con Vittorio Veneto, infatti, si ricompose la territorialità
d'Italia e alla madre Patria tornarono autentici italiani. I morti di tale
impresa furono seicentomila, i feriti e gli invalidi oltre un milione, tanti da
restare vivi e presenti nella memore coscienza popolare, che, nel contempo, non
scorda quanti, in periodi antecedenti e successivi, si sacrificarono nel nome
del Tricolore. A sua volta, dal 4 novembre proviene un perenne patriottico
insegnamento, racchiuso, dopo la sconfitta di Caporetto, nella mirabile
compattezza raggiunta tra popolo e governanti, che fu la premessa determinante
del travolgente e definitivo successo di Vittorio Veneto. Per di più, la rimata
democrazia, contrassegnata dall'avvento della Repubblica, ha collegato l'odierna
ricorrenza all'esaltazione dell'Unità nazionale e al riconoscente omaggio alle
Forze Armate. in tal modo, un evento, a sfondo bellico, ha assunto un
significato ancora più ampio e pregnante. Si medita, infatti, sull'immenso bene
della pace e sulla tragicità delle guerre, comprese quelle vinte, sul dovere di
mai scordare i sacrifici dei padri, sull'essenzialità di conservare, senza
remore, l'intangibilità dello Stato unitario e sull'onore da rendere agli
apparati militari, chiamati a compiti innovativi di sicurezza e di pacificazione
dentro e fuori i nostri confini.
Sono queste ed altre
motivazioni a mantenere viva e sentita l'odierna data anniversaria e a
richiamare le folle, composte e pensose, nei sacrari e attorno ai monumenti,
che, anche di recente, sono eretti, accomunando, nelle lapidi, i nominativi dei
caduti di ogni tempo. Tutto ciò porta a credere che, pur tra ricorrenti
traversie e amari oblii, "la Patria non è morta", come alcuni, in
dispute filosofali, hanno sostenuto e scritto, riferendosi a determinate
sventure, che hanno duramente percosso l'Italia e gli italiani. Certo, i rischi
di attutire l'amor patrio non sono mancati ed ancora sussistono anche a causa
della tentazione di scivolare in vecchie retoriche totalitarie e militaristiche.
Per fortuna, tali apprensioni tendono a scomparire o a contrarsi in quanto, pian
piano, viene compreso che nell'eventuale frana del senso verace di Patria
verrebbe a sprofondare larga parte della nostra storia, seppellendo malamente
continuità e identità di popolo, rendendoci un paese senz'anima, vagante nel
limbo dell'indistinto e della fatuità cronachistica di basso livello. Però,
non basta risentirsi Patria solo con il trionfalistico recupero di facciata
della nobile parola, con il canto, a proposito e a sproposito, dell'inno di
Mameli, di frequente e da molti conosciuto nei suoi versi, oppure con il
drizzare, sugli edifici pubblici, stinti e sbrindellati tricolori accanto a
rachitiche bandiere europee; adempimenti, per giunta, obbligati dalla freddezza
di leggi e da regolamenti.
La devozione alla
Patria è realmente tale se, in ogni momento, in ogni atto, in ogni luogo,
pulsa, in noi italiani, sempre vivido, vivificante ed operoso, l'orgoglio
nazionale testimoniato in esemplari azioni e in comportamenti assonanti da
spendere nella quotidianità. Solo così il 4 novembre diviene autentica festa
della memoria e forte impegno di rendere migliore il nostro domani. Di ciò, più
di ieri, abbiamo bisogno nel mentre è in atto una devastante e intensa minaccia
del terrore e della violenza, che pretende vigilanza eterna e spirito
patriottico, necessari a riconquistare i valori perduti e a purificare il nostro
vivere civile.