Ma sapete da dove vengono i fiori di San Valentino?

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segnalato da: Floriano Calcagnile, 17 febbraio 2002 * "Articoli Vari"

 

Il mercato mondiale dei fiori freschi tropicali è un grande business: nel 1998 si esportavano fiori freschi per un valore di circa 4 miliardi di euro.

Fiori che vengono dal Sud del mondo: da questo punto di vista Ecuador e Colombia, Kenya e Zimbawe sono stati dei giganti delle esportazioni negli ultimi dieci anni.
Ai consumatori del nord costa meno farsi arrivare i fiori freschi dal Kenya o dall'Ecuador piuttosto che dall'Olanda o addirittura dal proprio paese.

Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, l'Europa fino a 4-5 anni fa importava circa il 70% dei fiori esportati nel mondo.
Il Kenya nel 2000 ha esportato (soprattutto in Olanda che a sua volta li riesporta in altri paesi, ma anche in Gran Bretagna, Germania e Svizzera) oltre il 90% della sua produzione, circa 38 mila tonnellate di fiori freschi, soprattutto rose, per un valore di circa 100 milioni di euro: si tratta della terza voce nelle esportazioni del Kenya.

Sono 40-45 mila le persone che lavorano direttamente nel settore, e si stimano altri 60-70 mila addetti nell'indotto.
Contando anche le loro famiglie, ci sono proiezioni che parlano di 500 mila keniani che vivono grazie alle esportazioni di fiori. L'area più importante di produzione per l'export floreale in Kenya è la zona attorno al lavo Naivasha, a nord-ovest della capitale Nairobi, dove si contano ben 24 grandi fattorie specializzate.

Qui ogni giorno si recidono milioni di rose, che prendono subito il volo per l'Olanda o la Gran Bretagna, e sono vendute l'indomani come fiori freschi, venendo comunque a costare anche la metà di quelle che potrebbero essere coltivate in serra localmente.

Ma chi conosce le condizioni di lavoro e di salute di chi coltiva i fiori del Kenya?
E quanto vengono pagati i dipendenti?
I proprietari delle grandi fattorie, poi, sono keniani o stranieri?
Chi ci guadagna in questo grande business - e a chi vanno invece le briciole?
Per non parlare dei dubbi sulle ricadute ambientali di questa "agricoltura industriale": il lago Naivasha ha sempre meno acqua, sempre più inquinata; c'è forse un legame con l'utilizzo di acqua dolce per innaffiare e un presumibile utilizzo intensivo di pesticidi?

In Kenya c'è chi ha incominciato a indagare, a raccogliere dati e testimonianze: non solo i sindacalisti ma anche organismi come la Kenya Human Rights Commission, già protagonista di alcune battaglie civili per migliorare i diritti dei lavoratori, con risultati significativi.
E la sinergia tra produttori del Sud e consumatori del Nord ha già più volte permesso all'opinione pubblica occidentale di scoprire temi che purtroppo a lungo preferiva ignorare.

Dal Kenya oltre ai fiori protrebbero arrivare presto delle novità, forse senza aspettare San Valentino.

Tratto da: www.nigrizia.it