Elogio al libro

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da: Dania, 19 ottobre 2001 * "Pensieri Vari"

 
“I libri siano sempre i tuoi migliori amici”

Portava sul frontespizio questa dedica, un libro che mio fratello ebbe in omaggio dalla sua insegnante delle elementari.

Esso girò per casa un po’ di tempo, poi, frusto, sdrucito e sgualcito, scomparve dalla nostra vista. Probabilmente fu sacrificato, in tutto silenzio, all’onorevole causa dell’accensione del fuoco, nel reparto combustione della cucina economica, dove, in inverno, la sterpaglia bagnata preferiva produrre fumo piuttosto che fiamma.

 Che strano! Né il fuoco, né il tempo, riuscirono a cancellare dalla mia mente quella dedica, che di riflesso, perché non era per me, contribuì, o diede inizio, al mio personale interesse-rispetto-amore per i libri, in senso lato. Sentimenti che m’indussero, più d’una volta, a raccogliere e dare una ripulita a testi che altri stavano  per eliminare. Non senza disappunto, perché, anche se può apparire paradossale, a buttar via i libri sono proprio coloro che, in seguito, avranno minori possibilità di acquistarne di nuovi.

 L’anno scolastico ha avuto inizio: negli zainetti variopinti e di buona marca degli studenti, hanno preso posto i nuovi astucci, completi di pastelli, pennarelli, gomme, penne, matite e i nuovi libri di testo. Tutto ben lucido, compatto e ordinato: uno spettacolo per gli occhi!

 Tra i compiti a casa ai ragazzi verranno presto assegnate delle “ricerche”: ecco allora che i genitori si convinceranno dell’impellente necessità di un’enciclopedia generale, da acquistare, magari con notevoli sacrifici, seppure a rate.

 Arriverà quella colonna di libri eleganti e troverà posto, in bella mostra, nella stanza di rappresentanza (fa tanto arredamento!), oppure sullo scaffale più alto della camera dei ragazzini, in modo che tale tesoro non possa essere facilmente raggiungibile: tanto più un volume è prezioso, tanto più risulta difficile darlo in uso distinguendo la differenza tra il consultare e lo sciupare.

 Purtroppo non vi sarà più spazio per i vecchi libri di testo, fedeli compagni di studio, i quali verranno perciò abbandonati tra la carta da macero, o peggio ancora, tra l’immondizia, come se non avessero più nulla da dire; come se le tante pagine, con le sottolineature, le annotazioni, gli esercizi eseguiti a penna o a matita, non testimoniassero l’impegno, le difficoltà, i successi o gli insuccessi di un intenso anno di lavoro. Come se quanto stampato, ogni parola, ogni paragrafo, fosse stato così bene studiato e assimilato, da non aver più bisogno di ricorrere a loro.

 Ben vengano le enciclopedie, gli atlanti, le monografie, i classici, tutta la narrativa moderna e altre opere ancora, ma i libri della scuola dell’obbligo no, non buttiamoli via! Stiriamo loro le orecchie e provvediamo a dei piccoli restauri con cartoncino da recupero e con adesivo di carta, per ricostruire una dignitosa apparenza, poi riponiamoli in un angolo a portata di mano, piccoli e modesti amici, che si renderanno utili ancora tante volte, senza alcuna invidia verso le pagine patinate degli altri volumi più pretenziosi, che s’aggiungeranno via via, per completare lo spazio libreria e per soddisfare la sete di sapere.

 Sarà bello e tenero rivedere ogni tanto i libri delle elementari, per ricordare i primi passi verso l’alfabetizzazione.

 Saranno utili quelli delle medie per ripassare, all’occorrenza, quelle piccole regole che aiuteranno a fugare dubbi o a colmare lacune in momenti di difficoltà.

Prendiamo la grammatica, per esempio: quante volte scrivendo ci si è presentato il dilemma del plurale in ce o cie? O dello sillabare parole come disattento o canestro? Oppure quello sulla scelta dell’ausiliare essere o avere per i verbi servili?

 Non sarà che, con qualche sbirciatina sui libri di testo (non quelli dei nonni, beninteso, perché tutto evolve), riusciremmo a togliere agli esperti l’occasione di gridare allo scandalo che i giovani non sanno più scrivere?

 Dania