Quando la cura è la musica
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a cura di: Veglieonline.it, 05 dicembre 2002 * "Articoli Vari"
La musica come
terapia. Come cura in grado di agire sulla psiche, ma non solo su quella, e di
"sciogliere" il male e la negatività che si annida dentro di noi. Non
si parla certo di una novità quando si allude alle capacità taumaturgiche dei
suoni che sono utilizzate in medicina, ma che tutti sperimentiamo ogni giorno,
empiricamente, quando ascoltiamo la musica per , "rilassarci". Non è
forse anche quella una "terapia" contro lo stress?
E poi, parlare di
musica e terapia in Puglia e nel Salento, significa citare un binomio
profondamente radicato nelle tradizioni popolari, in quel patrimonio di canti e
di saggezza antica che conta un numero sempre crescente di appassionati.
Appare quindi
indiscutibile che la musica abbia un potere terapeutico e sia capace di
alleviare le ferite dello spirito: oggi gli studiosi sono ormai sicuri che i
suoni agiscano sulla mente e sull'organismo con risultati concreti e positivi
per chi soffre di sintomi derivati dalle pressioni della frenetica vita di ogni
giorno. La musicoterapia attualmente si basa su osservazioni e metodi
scientifici, e i risultati sono misurabili anche attraverso
"macchine", strumenti in grado di confermare i risultati che si
possono conseguire.
«Certo, la musica
può curare ed esercita i suoi effetti benefici sulle persone normali che
soffrono di sintomi derivanti da stress, come cefalee, gastriti, tachicardie,
insonnia, stanchezza, sia sulle persone particolarmente nevrotiche",
assicura il musicista leccese Realino Francesco Mazzotta, violoncellista e
direttore d'orchestra, che dopo anni di studi e di esperienze ha messo a punto
un metodo, il "training musicale", con l'obiettivo di migliorare e
risolvere "i problemi psicofisici di persone soggette ad ansia».
Quando
ha iniziato ad occuparsi di musicoterapia?
«Nel 1981, quando cominciai a sperimentare il training musicale in una sua
prima versione sui miei allievi dei corsi di cultura musicale generale presso
l'università di Milano, su soggetti che presentavano insonnia o mancanza di
concentrazione. Alcuni di loro risolsero i problemi solo in parte, altri
riuscirono ad eliminare i sintomi del tutto. Dopo questa esperienza intrapresi
in maniera rigorosamente scientifica gli studi sull'analisi strutturale dei
suoni derivanti dalla voce umana; sui
suoni più tradizionali, soprattutto degli strumenti ad arco; sui suoni creati
sinteticamente in laboratorio con l'ausilio di un sofisticato sintetizzatore
elettronico collegato ad un computer e munito di un programma di elaborazione di
onde sonore. Ho cercato, insomma, di capire la natura e la capacità di certi
suoni di influenzare la mente umana, unendo le conoscenze in campo musicale a
quelle di discipline orientali, quali lo yoga, lo shiatsu, il do-in, e
occidentali come la chiropratica, la cinesiologia applicata, le sperimentazioni
ipnotiche di Stokvis e di This e il training autogeno».
Che
tipo di musica si può utilizzare per guarire dallo stress?
«Per lo più armonie tonali. Sì, perché non si deve pensare al training
musicale come ad un ascolto di brani famosi di musica classica, di una
sinfonia di Mozart o di un concerto di Rachmaninov. Niente di tutto ciò. Nessun
brano di alto livello artistico è adatto a questo livello di terapia. I suoni
adatti sono quelli basati su suoni armonici che vanno somministrati ad un certo
punto della terapia».
La
musicoterapia, secondo lei, può essere considerata una medicina alternativa?
«Penso proprio di sì perché può aiutare molti soggetti che assumono
psicofarmaci o calmanti. Si può provare ad eliminare l'uso dei calmanti e
a recuperare le energie interiori del soggetto attraverso la musica, dopo una
preparazione del corpo, della mente e attraverso la somministrazione di
immagini. La musica poi è un elemento distensivo potente. Gli effetti della
stessa musica possono essere differenti in soggetti diversi».
Lei
ha parlato prima di scientificità, in che senso la musicoterapia si può
definire scientifica?
«Posso parlare del metodo che ho messo a punto. Utilizzo una macchina che si
chiama elettromiografo e mi avvalgo di un neurologo esperto di elettromiografia
per misurare la tensione neuromuscolare. Quando si ottiene questa distensione
dei muscoli e della mente si somministrano i suoni attraverso un riproduttore
stereofonico».
In
che consiste il suo metodo?
«Attraverso esercizi fisici ben definiti punto al rilassamento muscolare del
soggetto, ad una rieducazione della respirazione, ad un rilassamento
neuromuscolare con effetto anestetico di tutti i muscoli del corpo, condizione
preliminare per una distensione psichica. lo lo riscontro con la macchina. In un
determinato momento il terapeuta somministra alcune musiche da me sperimentate e
composte».
A
chi si rivolge in particolar modo?
«Mi rivolgo agli studenti dei conservatori che a volte non sono capaci
di affrontare il pubblico e si emozionano. Faccio immaginare situazioni e
comportamenti secondo una gerarchia e aiuto il paziente a rivivere in uno stato
di calma i comportamenti che procurano ansia per eliminarla.
di Giorgio Barba