SEI COME SEI...

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da: Grilloparlante, 20 ottobre 2001 * "Articoli vari"

 
Ragazza che mangi sempre,ti ho vista! Sgattaiolavi dalle parti della piazza ieri alla sei di sera,vicino alla chiesa. Tu ti sei chiusa subito nel giacchetto della tuta arrossendo di strano furore. Hai pensato che ti stavo guardando le tette larghe, pesanti, matriarcali sotto quella maglietta grigia col coccodrillo da collegiale in gita di una volta.

Cammini rasente ai muri, ragazza che mangi sempre, schivi la luce , non sopporti quell’ombra che non si allunga mai, la tua goffaggine antica, ma ti illudi di essere ancora simile a prima,prima dell’ora fatale in cui il maschietto ti decretò “grassona”.Io ti conosco, ragazza che mangi sempre, non ti giudicherò,non ti prenderò in giro e non ti darò magri consigli, uccido io per te con uno schiaffo sul cuore il primo che si azzardasse a dirti “perché non ti vuoi bene?”

Il tuo corpo non vuole essere amato né detestato ne guardato né toccato, solo tu conosci l’enorme segreto che contiene.

Hai paura di essere omosessuale? Detesti la severità scarna di tua madre? O attendi ancora lui che non ritorna? Ma che importa, che importanza ha, io ti conosco ragazza, e so che nessuna ragione ti potrà placare. Ti ho seguita nella vertigine delle rosticcerie dove negli angoli meno denunciati dai fari al neon quelle come te masticando arrossiscono e gli assassini in luce sorseggiano imperturbabili una birra.

Che spreco atroce di bellezza, di grazia, di malinconia. Quanto dolore inutile,ragazza, che da domani,da domani “ Sonia da lunedì si comincia una dieta; Sonia, tesoro, ma sei sformata, dacci un taglio” e tutti quegli articoli che ti sei sciroppata sulla liposuzione, la dieta di Beverly Hills, quella del pompelmo, la weight watchers. L’inferno e le visite mediche, le palestre prese e lasciate, come fanno i maschi con te.

Le dita in gola , le pasticche diuretiche ,un profitterol e gli infiniti “stasera non mi sento, andate voi”, le crisi isteriche, i pianti,le domeniche da sola.

Potrei scriverci un romanzo su di te, ragazza che mangi troppo, in questa città di cosce e motorini, di seni abbronzati e infiocchettati, di nudi calcolati al millimetro quel tuo corpo kafkano è una poesia, una riscossa,un grido.

Io amo te non quella stronza che vorresti essere, lo so, lo so, che ti fa arrabbiare: ti disprezzi quindi non puoi che disprezzare chi ti assolve.

Ma che colpa è svegliarsi e pensare immediatamente a cosa oggi ti potrai mangiare, forse è soltanto riduttivo, forse è soltanto mettere a dieta la tua felicità.

Ragazza che mangi troppo, lasciati andare, esagera, invita tutti a pranzo: madri isteriche e papà morbosamente amati, cavalieri perduti e amiche smorfiose, quella che non ti ricordi più come si chiama e quello a cui non hai il coraggio di telefonare. Cucina tu, per tutti, fai un pranzo di Babette; rendi partecipe il mondo intero della tua voracità infinita, smascherati, abbuffati, esplodi, va tutto bene: noccioline, fritti, paste mostruose, aperitivi, vini, carrelli dei secondi, vagoni di dessert, formaggi, cioccolatini, torte, mettici tutto esplodi di te stessa, fallo! ma davanti a tutti, in coro, felice.

Tutto quello che posso darti è questo, un trucco forse, una piccola magia.

Avevo anch’io un cataclisma simile da giovane: diventavo rosso, ma rosso come il Brunello di Montalcino color sangue pesto, una follia, bastava che una ragazza si avvicinasse e dicesse …chessò…..fiore? perché io da fiore risalissi a farfalla, da lì ad atto sessuale e boom un arcobaleno in faccia da fuggire disperato, e mi sudavano le mani, e mi batteva il cuore, e facevo la faccia severa ma mi sentivo di merda.

Un giorno venne a trovarci un vecchio zio dalla Sicilia, un medico della mutua, un omettino, piccolo, a tavola diventai rosso ( non so più per quale farfalla), e al caffè lui mi tirò da parte e mi disse: “ devi diventare più rosso di così, capisci? Quando senti che ti viene, che ti monta il rossore sulla pelle, devi sforzarti di aumentarlo, devi dire a te stesso: dai! puoi fare di meglio davanti a questa ragazza, arrossisci fino a morire, butta il sangue sul volto, annichiliscila con il tuo rossore disperato!” Funzionò, ci volle un po’ di tempo, ma funzionò. E adesso sono più bianco della luna e se una donna si spoglia sulle mie ginocchia solo una cosa diventa un po’ più rossa, ma non il viso. Perché se inviti il peggio, lui poi si stufa, passa.

Ragazza che mangi troppo, fatti sotto, invita tutti alla tua pantagruelica cena, falli sbiadire di fronte alla tua carneficina di supplì e ricordati che non sei tu il problema di questo mondo.

Siamo tutti di polvere, cara, tu ne lascerai solo un pugno in più, ma prima, tutti questi decenni prima, regalaci anche tutto il resto, il tesoro che hai dentro, non tenerlo per te, MIO CROCCANTE AMORE.

grilloparlante@email.it
Riduzione e arrangiamento di un monologo ascoltato alla radio fa grilloparlante@email.it