''Campagna
internazionale di protesta contro quello che sta
succedendo in Sudan''. L'appello è stato lanciato dal
cardinale Roberto Tucci, già direttore generale della
Radio Vaticana, dai microfoni di 105 live, il canale in Fm
dell'emittente pontificia, dopo le denunce sul caso della
diciottenne cristiana Abok Alfa Akok condannata a morte
per lapidazione in base alla legge islamica, colpevole di
essere rimasta incinta senza essere sposata, forse vittima
di violenza sessuale.
''Oggi si parla di Afghanistan, della Palestina ma spesso
si dimentica il Sudan'' ha osservato l'ex organizzatore
dei viaggi papali, premiato lo scorso anno con la berretta
cardinalizia. ''Da anni in Sudan avviene una vera e
propria persecuzione del governo musulmano contro le
popolazioni del Sud, di pelle nera, di religione cristiana
e animista'', ha aggiunto, ricordando che alla fine del
2000 la guerra civile ripresa nel 1983 tra il Nord arabo e
musulmano ed il Sud cristiano ed animista era costata la
vita a circa 2 milioni di persone''.
La shari'a, ha aggiunto, ''è stata applicata ad una
persona non musulmana: sarebbe bene sollevare una campagna
di proteste contro quello che sta succedendo. Perché non
interviene l'Onu? La Commissione per i Diritti Umani delle
Nazioni Unite si sta interessando del caso, ma forse
-conclude- questa azione dovrebbe essere appoggiata da una
vera e propria campagna internazionale che faccia luce
sulla situazione sudanese''.
Il caso, sollevato dall'agenzia dei missionari comboniani
Misna, ricorda per molti aspetti quello della nigeriana
Safiya. Human rights watch ha avanzato il sospetto che si
tratti di un caso di violenza carnale ed ha fatto notare
che all'imputata non è stata data l'assistenza legale e
il processo si è svolto in lingua araba, sconosciuta alla
ragazza alla quale non è stato fornito neanche un
servizio di traduzione.
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