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Veglieonline  * 23 aprile 2005 *  Torna indietro... * Puoi premere ALT+I e INVIO  Chiudi la pagina web * Puoi premere ALT+X e INVIO (sport)* Caratteri grandi-normali-piccoli * Accessibilità


La petizione popolare promossa dal comitato di donne a difesa delle pari opportunità in politica e nelle istituzioni è senza dubbio un’iniziativa condivisibile. Bene fanno le donne, bene farebbero gli uomini, a esprimere il loro disappunto e contestare la scelta del sindaco Fai di escludere dalla compagine della giunta la componente femminile  così come, invece, richiede lo Statuto comunale di Veglie. Si tratta di norma, e come tale andrebbe rispettata dagli amministratori. I quali però dal 1997  sistematicamente la disattendono. Si tratta quindi di un problema vecchio e non risolto di cui ne ha fatto le spese per ben due volte la consigliera Stefania Capoccia, per due volte eletta con una maggioranza di governo e per due volte esclusa dalla Giunta. In entrambe le occasioni sono state addotte motivazioni poco convincenti sull’esclusione, ma sufficienti per eludere il precetto statutario.

Sta di fatto che un paese che conta sei mila elettrici non esprime per tre amministrazioni consecutive (Greco, Carlà e ora Fai) una rappresentanza del sesso femminile in giunta e conta una sola eletta in consiglio comunale.

E’ un fatto grave e va segnalato con il giusto disvalore dal momento che le pulsioni maschiliste della politica locale sono sintomo di un regresso civile e culturale che deve preoccupare un po’ tutti.

E’ un problema che coloro che rivestono ruoli pubblici devono porsi, senza inutili e ipocrite strumentalizzazioni e senza vincoli di appartenenza politica. 

Non si tratta tanto di imporre per statuto o per legge la presenza delle donne nelle cariche elettive  e di governo. La Corte Costituzionale (sentenza 12 settembre 1995, n.422) ha chiarito che l’art.51, c.1 della Costituzione (“Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”) non può non essere interpretato nel senso dell’indifferenza del sesso per l’accesso a tali cariche. Ciò significa non soltanto che deve essere impedita qualsiasi discriminazione in ragione del sesso, ma anche che non devono essere imposte quote obbligatorie in considerazione del sesso, pena la violazione del principio fondamentale di eguaglianza fra tutti i cittadini (art. 3 della Costituzione). Più che invocare norme e regolamenti sarebbe opportuno, invece, aprire una nuova fase di coinvolgimento delle donne sin dal momento dell’ aggregazione di base, nelle associazioni politiche, nei partiti e in tutte le manifestazioni pubbliche. Occorrerebbe che chi si occupa di politica sentisse la necessità, per amore dello sviluppo sociale del paese (e un po' per cavalleria, perché no), di lasciare spazio alle donne che hanno voglia e capacità di essere protagoniste  della vita pubblica di Veglie, incoraggiandole con comportamenti concreti e coerenti, appoggiandole prescindendo dai voti che si portano in dote,  riconoscendo loro qualità più importanti e serie dello squallido pallottoliere clientelare tanto caro alla politica in versione maschile.

Solo così si potrà dare risposta alle legittime istanze delle donne.

Nel frattempo rimane solo l’auspicio che il Sindaco senta questa responsabilità e restituisca alle donne il ruolo e le dignità che meritano.

Antonio Simone
segretario cittadino del PDCI

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