Donazione del midollo osseo- A cura dell'Ass. Enrica Rizzo

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di Nicola Gennachi

Il 13 gennaio 2001, presso la palestra della scuola G.Marconi, L'Ass. ENRICA RIZZO, insieme all'AIL (Ass. Italiana contro le Leucemie -linfomi) sede di Lecce, ha tenuto un incontro aperto al pubblico per sottolineare la necessità di diventare donatore di midollo osseo, unico mezzo per ridare la vita al alcuni ammalati di leucemia.

Il prof. Mangia Antonio, a nome dell'associazione, ha fatto dono al servizio trasfusionale dell'Ospedale "S. Caterina Novella" di Galatina, di due agitatori di sacche di plasma, necessari perché il centro possa continuare a svolgere il suo prezioso lavoro. Il dott. Fernado Valentino, responsabile del servizio ha ringraziato, sottolineando la preziosità del dono.

Il dott. Albano Mario, assessore alla sanità del Comune di Veglie, ha portato i saluti del Sindaco e dell'amministrazione comunale, ricordando la sensibilità  dell'amministrazione alle problematiche inerenti la salute dei cittadini: sono in cantiere lavori come l'approntamento di un registro dei donatori di sangue del nostro comune, una convenzione per far ripartire l'ADI ( Assistenza Domicilare Integrata) per malati di particolare gravità.

Il dott. Giovanni de Fabrizio, responsabile provinciale dell'AIL ha ricordato il lavoro, ormai trentennale, di questa associazione ONLUS a livello nazionale, non tacendo poi degli obiettivi  raggiunti in provincia negli appena due anni di vita della AIL di Lecce.

Il dott, Patrizio Mazza, primario ematologo presso l'Ospedale "SS. Annunziata di Taranto", medico che ha seguito, Enrica Rizzo lungo il percorso della lotta contro la leucemia, ha sottolineato che "quando si cresce, nella medicina, bisogna pensare anche a chi non c'è più. Enrica , una delle prime paziente con cui l'ematologia di Taranto si cimentò con questa patologia, fece tutto quello che poteva fare, anche il trapianto". Ma le cose non sono andate come si voleva. Da quella prima esperienza "molto è nato, per esempio, l'incontro di questa sera, molto è cresciuto per esempio la fiducia nel centro di ematologia di Taranto". In questi anni "la cura per le leucemie si è  avvicinata alle case in cui uno abita e questo è un risultato che premia lo sforzo di che si impegna nella promozione di un servizio".

Sulle cause leucemogene, senza voler fare riferimento a qualcuna in particolare o alla questione dell'uranio impoverito, ha ricordato che ormai c'è un "un rischio di esposizione all'ambiente inquinato, molto probabilmente dovuto alla attività delle culture intensive, le quali necessitano di trattamenti chimici che non è vero che non fanno male". Comunque non vanno neanche "dimenticati i fattori genetici, oltre a quelli ambientali che giocano un ruolo nella insorgenza della patologia midollare".

E' importante, continuava il dott. Mazza, 1) conoscere, sapere , essere informati; 2) quando succede che una si ammala di leucemia si deve curare come si deve, senza temporeggiare. Bisogna anche sapere che "le leucemia non guariscono tutte, ma non ha senso tergiversare". Tra le cure esiste anche il trapianto di midollo osseo che può essere di tipo autologo o può provenire da donatori. Le tecniche trapiantologiche ormai sono molto migliorate rispetto alle prime degli anni '70 e questo permette di prolungare la vita dei pazienti.

Ricordando che solo un malato su tre ha un donatore in famiglia, ha sottolineato  l'importanza che si abbia un numero elevato di donatori, perché solo così si possono avere a disposizione midolli compatibili e quindi trapiantabili.

Esistono a livello mondiale  cinque registri di donatori (europeo, inglese, canadese e due americani) e grazie a questi registri si verifica, per esempio che un malato di Taranto trovi il suo donatore compatibile in Giappone.

La particolarità  geografica della Puglia, terra che ha  subito una  grandissima ibridazione genetica  a causa delle numerosissime immigrazioni razziali, rende difficile  reperire un donatore compatibile e quindi nasce un ulteriore motivo per avere una lista lunghissima di donatori.

Molto utile sarebbe che gli abitanti di piccoli centri urbani, dove la mescolanza genetica è meno marcata, dove geneticamente sono quasi tutti parenti, diventassero  donatori  di midollo osseo.

Un invito ai presenti a non lasciare i medici da soli a combattere la lotta contro la leucemia, ricordando che se non c'è richiesta di servizio, non c'è spinta a migliorarsi. Questo vale sia per i medici che per chi amministratori. 

Lecce, una grossa provincia, non ha  un reparto di ematologia. Perché? Forse perché noi cittadini non abbiamo chiesto con sufficiente insistenza il servizio. Un aumento delle richieste porta certamente ad un aumento degli standard di produzione.

Il dott. Valentino ha relazionato sulla necessità di esistenza sul territorio di un buon servizio  trasfusionale che collabori attivamente con il centro di ematologia.

Ha chiarito come una cellula staminale del midollo osseo, evolvendo in direzione leucemogena,  acquista un "vantaggio proliferativo"  che gli permette di occupare spazi del midollo osseo deputati al normale mantenimento dell'equilibrio delle cellule del sangue.

Ha accennato ai punti più salenti del trapianto del midollo osseo: una prima fase in cui con dosi massimali o submassimali di farmaci si distruggono tutte le cellule del midollo osseo (buone e malate), recupero delle cellule staminali del midollo osseo con tecniche particolari, difesa dell'organismo dall'attacco dei diversi agenti infettivi (farmaci e ambienti sterili) trasfusioni di sangue e piastrine per evitare anemia ed emorragie, ed infine la trasfusione delle cellule staminali precedentemente recuperate. Dopo di che si aspetta, nella seconda fase, la comparsa delle nuove cellule del sangue.

Ha chiarito l'importanza delle piastrine nei trapiantati di midollo osseo ed ha accennato alle due tecniche per ottenerle. La prima è quella che richiede sei, sette donatori di sangue e, dalle sacche di sangue adeguatamente trattate, si separano le piastrine; questo è un metodo che ovviamente aumenta il rischio di infezioni trasmesse col sangue, malgrado tutte le attenzioni che si usano per  prevenirle.  La seconda, usando un "separatore cellulare", permette di ottenere lo stesso risultato con un solo donatore: inconvenienti l'alto costo della  strumentazione necessaria e il tempo che il donatore deve mettere a disposizione che è di cinque-sei ore, ma i risultanti sono sorprendenti con gioia del medico, infermieri e familiari del paziente. Si, perché bisogna immaginare che piccoli pazienti, in trattamento per la leucemia, arrivino in ospedale perdendo sangue da diverse parti e basta una trasfusione di piastrine per vedere nel giro di pochi minuti interrompere come per miracolo le emorragie avendo la certezza , in quel momento, di aver salvato una vita. 

Per chiudere la serata una ragazza, Bruno iscritta come donatrice di midollo osseo, ha fatto la sua testimonianza, che pubblicheremo per esteso non appena ci invierà i documento.

Indirizzi utili:  admo@iol.it

sito consigliato: www.admo.it