In
quattro grafici rilevata la concentrazione di anidride solforosa in 150
campioni di pioggia caduta in diciassette paesi del Nord Salento
Ecco i risultati della ricerca del Multilab
«Prima delle conclusioni dobbiamo confrontare i dati e fare alcune
verifiche»
Quattro
grafici, che fotografano la presenza di solfati nelle piogge del Nord
Salento. Sono i primi risultati della ricerca del Multilab, l'azienda
speciale della Camera di Commercio, che ha monitorato 150 campioni
d'acqua, prelevati nei 17 comuni leccesi coinvolti nel progetto della
Provincia. Obiettivo dell'indagine: verificare la concentrazione di ioni
sciolti di solfato d'ammonio, acido solforico e di altri veleni presenti
nell'atmosfera per poi valutare un'eventuale relazione tra inquinamento
e patologie cliniche (bronchiti croniche, allergie, tumori).
I tecnici per il momento non si sbilanciano. «E' ancora preso per
parlare di allarme piogge acide», dice il direttore del Multilab
Giuseppe Potenza, «Dobbiamo confrontare tutti i dati e fare alcune
verifiche prima di trarre conclusioni».
Ma già i primi dati portano ad alcune considerazioni. I test,
effettuati il 18 dicembre, il 18 gennaio, il 27 febbraio ed il 13 marzo
(dopo le principali precipitazioni piovose) hanno rilevato una
concentrazione sino a 7 milligrammi di anidride solforosa per litro
d'acqua (il livello ideale dovrebbe essere zero dal momento che i
solfati non sono normalmente presenti nell'atmosfera se non come
conseguenza di combustione da idrocarburi, carbone ed altre reazioni
inquinanti). Gennaio e febbraio i mesi con la maggiore concentrazione. I
valori più alti, a Melendugno (un picco di circa 7 milligrammi sia a
gennaio che a febbraio, concentrazione scesa poi a 4 nella rilevazione
di marzo), a Guagnano (i due punti raccolta hanno registrato 6
milligrammi e 0,30 a gennaio, ma il secondo dato potrebbe essere un
errore tecnico visto che la rilevazione è stata effettuata lo stesso
giorno, 7 milligrammi a febbraio e 4 a marzo), a Vernole (7 a gennaio,
circa 6,60 a febbraio). Picchi di 7 milligrammi anche a Surbo
(rilevazione di gennaio, manca quella di marzo), Salice (ma solo a
febbraio, mentre sono inferiori a 3 negli altri tre mesi), Segue
Trepuzzi, che raggiunge 6 milligrammi a gennaio, 6,50 a febbraio e 4 a
marzo. Sorprende il dato di Squinzano, comune dove si è registrato
un'allarmante incidenza di morti per tumore: le concentrazioni rilevate
nei quattro mesi non hanno mai superato i 3 milligrammi. Un'impennata
sino a circa 5 milligrammi a Campi nei mesi di gennaio e febbraio e 6 a
Cavallino (a gennaio) ed Arnesano (a febbraio).
Quanto è determinante la vicinanza di Cerano?
«Ad una prima analisi non sembra poter parlare di un'allarme
inquinamento», dice Salvatore Francioso, chimico della Provincia. «Sette
milligrammi di solfati in un litro d'acqua sviluppano un'acidità pari a
6. Il Dpr 236 dell'88, sulla qualità dell'acqua potabile, indica come
valori guida per il ph dell'acqua da 6 a 9 e mezzo. Al di sotto o al di
sopra di questi valori diventa troppo acida e non può essere bevuta.
Quindi la pioggia con un ph 6 si potrebbe bere tranquillamente come
acqua lievemente acidula».
Resta però da valutare la presenza di altri agenti inquinanti. Intanto,
ai 300 medici dei comuni interessati sarà consegnato un questionario
per valutare i possibili effetti dell'inquinamento sulla salute. Il
riscontro di tosse cronica o asma, ad esempio, di infiammazioni
bronchiali, irritazioni agli occhi o alla gola, l'incidenza di malattie
infettive, sino ai casi di tumore ai polmoni ed altre neoplasie.
Un'indagine che potrà dare risposte determinanti.
Daniela
Pastore
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