GLI INVITI ALLA RIFLESSIONE AIUTANO A CAPIRE
G. Caputo * 15 marzo 2005 * __Chiudimi_|x|__
Gli inviti alla riflessione aiutano a capire
“In
questo quadro non certo edificante dello scenario politico vegliese, tutti hanno
litigato con tutti e nessuno, purtroppo, si è assunto l’arduo compito di
guardare in faccia la realtà e cercare di ragionare sulle cause che hanno
generato una crisi così profonda.”
In questo periodo è
racchiusa la sintesi di un ragionamento
fatto dal dott. Frisenda nel suo
lungo intervento. In esso l’autore invita,
inoltre, a riflettere: sulle
modalità della partecipazione democratica, limitata solo al periodo della
consultazione elettorale e sulle scelte politiche
che la nuova maggioranza dovrà
operare, rispetto ai reali bisogni
del paese. A queste conclusioni il dottore
era giunto dopo una personale lettura
delle cause che avrebbero portato all’attuale situazione politica,
sostenendo che si è fatto fronte ad una “crisi della
politica, crisi di idee, crisi di valori, crisi per l’internazionalizzazione
del sistema economico” con una riforma del sistema
elettorale che ha peggiorato la situazione, in quanto
“ il Sindaco in carica, forte dei poteri
conferitigli dalla legge e poco rispettoso delle “esigenze” degli alleati
che avevano contribuito alla vittoria elettorale, ha reputato opportuno
esercitare il governo in modo autoreferenziale”. Risultato:
la riforma elettorale ha creato sindaci autoritari che sono la causa
scatenante delle continue crisi amministrative.
Tutto questo argomentare serviva al dott. Frisenda per
articolare la richiesta di un intervento da parte della nuova amministrazione a
realizzare concretamente e in tempi brevi la zona per gli insediamenti
produttivi. "Se il prossimo Sindaco, chiunque
egli sia, nei prossimi dodici mesi, non sarà in grado di approvare il PRG con
relativa zona per gli insediamenti produttivi, è auspicabile, per il bene del
paese, che valuti attentamente l’opportunità o meno di continuare il suo
mandato elettorale”.
Questo è il quanto. Ed esposto in questi termini non ci
sarebbe nulla da obiettare. Ma i termini non sono questi. La crisi a cui il
dottore allude, in questa consultazione elettorale, ha assunto la forma tragica
della rappresentazione claunesca. E come chiamare altrimenti la presenza dei
partiti del centro-sinistra in quattro liste differenti? Tra queste liste, è difficile giudicare quella guidata da
Fernando Fai, che recupera cinque assessori della vecchia amministrazione e su
quattro di questi così si esprime il dott. Frisenda: “la
parte della maggioranza che ha firmato la sfiducia al Sindaco non ha mai avuto
un progetto politico alternativo ed ha cercato qualsiasi tipo di aggregazione,
purché fosse contraria alla sua vecchia alleanza”. E con gli
assessori, la lista Fai recupera
anche i vecchi “transfughi”, che uniti ai nuovi diventano otto per
l’esattezza, sono coloro che hanno determinato la fine anticipata delle due
passate amministrazioni, verso i quali il dott. ha parole poco
lusinghiere: “sono fermamente convinto che non è
mai segno di maturità e di buon senso, firmare la sfiducia al Sindaco senza che
essa venga analiticamente motivata in consiglio comunale”.
Ma di quale analisi motivata
stiamo parlando? In questa tornata elettorale i personalismi si sono manifestati
con tanta virulenza, che le ragioni ideali e politiche che giustificano lo stare
insieme in un partito o in una coalizione si sono dimostrate così fragili o non
sono state per nulla percepite da non reggere al minimo confronto. Si sono
inventati partiti per coprire accordi fatti tra persone che dovevano comunque essere inserite nelle proprie
liste; si è anteposto alla
discussione politica e alla costruzione di un’alleanza il proprio nome in
ruoli legittimati
solo dalle proprie convinzioni o da codazzi di amici e compari; si sono
esasperate le posizioni ideologiche per giustificare scelte dirompenti di non
ritorno; è ridiscesa in campo dopo
una costante presenza quarantennale, più
longeva di Fidel Castro, “la
famiglia”, la dynasty vegliese,
con una proposta commerciale di tutto rispetto:
lasci uno e prendi due.
La politica a Veglie è morta, egregio dott. Frisenda. E
dinanzi alla morte della politica non le sembra ingenuo e anche un po’
autoassolutorio sostenere: “Al di là di varie
critiche o contestazioni su quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto,
io metto punto e vado a capo”. Non le sembra troppo comodo? Non le
sorge il dubbio che dovrebbe, per la parte che la riguarda, assumersi le sue
responsabilità, senza pubbliche abiure ma con l’onestà intellettuale che la
caratterizza e sostenere che si sono persi cinque anni ? “Chiedo
al prossimo Sindaco ed alla sua coalizione di rendere di dominio pubblico il
progetto di variante al PRG elaborata dall’amministrazione Greco e il lavoro
fatto dall’amministrazione Carlà e di approvare immediatamente la variante al
piano regolatore generale entro la fine del 2005, al massimo nella primavera del
2006, nello stato in cui si trova e, se proprio necessario, apportando modifiche
delle quali, però, tutti i cittadini dovranno essere messi a conoscenza.
L’approvazione della variante al PRG permetterebbe di dare il via alla
realizzazione del piano per gli insediamenti produttivi che non può essere
rinviato per nessuna ragione”. Ma a quale sindaco lo chiede
dottore? Lei non sembra abbia avuto molta fiducia nei sindaci che ha sostenuto,
si figuri degli altri che cercherà di ostacolare legittimamente con il suo
impegno politico.
Si liberi dai pregiudizi e riconosca che sui cinque candidati, forse quello che
le sta più antipatico potrebbe rispondere positivamente alla sua richiesta.
E
ancora dottore come fa a considerare sprechi i soldi spesi per acquisire al
patrimonio comunale diciotto ettari
di terreno inseriti all’interno del PRG e tipizzati come zona industriale? Lei
ritiene che, da parte della pubblica amministrazione, aver investito intorno ai
due euro a metro quadro per un terreno, inserito nel Piano ed esprimibile
volumetria edificabile in rapporto ai parametri della tipologia, sia uno spreco? I proprietari di quel terreno pagavano al
Comune l’Ici in rapporto alla sua
tipologia, ritiene che si sarebbe potuto pagare meno? O ritiene che dopo più di
vent’anni si sarebbe potuto modificare la destinazione urbanistica di
quel terreno senza incorrere ad un contenzioso con i proprietari? Lei per il
lavoro che fa è ben inserito nel tessuto sociale ed economico del paese,
ritiene che il prezzo pagato per quel terreno non sia stato congruo? Se il
Comune decidesse di fare cassa e lo vendesse, ad un prezzo rivalutato rispetto
al valore iniziale, lei, che notoriamente non fa il contadino, non sarebbe
interessato ad acquistarne un paio di ettari?
Personalmente
sono convinto come lei, che la politica non debba essere abbandonata, pertanto
continuiamo a vigilare sulle scelte amministrative, anche quando sono i nostri
ad avere responsabilità di governo del paese, senza aspettare altri cinque anni
a muovere critiche generiche e sempre alla stessa parte.
Con
stima Giovanni Caputo