L'appartenenza è avere gli altri dentro di sé

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da  Alessandra Lezzi, del 19 maggio 2001

Cara Katia, il tuo articolo mi conferma che le diversità sono veramente incomprensibili.

Dici di essere disposta al confronto con gli altri ma mi pare che l'uso di parole quali "temino" e "copiato"  sottolineino la tua rabbia e il desiderio di screditare a tutti i costi quanto non sia in sintonia con le tue opinioni.  Allora, procediamo con ordine.

Innanzitutto voglio ribadire che il mio intervento muove da un fatto concreto e cioè le, a mio parere, spiacevoli parole rivolte a C. Saponaro da parte di F. Mattia; in quelle parole c'era l'intenzione di smontare tutto un insieme di piccole certezze costruito da Cosimo il quale è stato considerato, in quella circostanza, uno dei tanti "poveretti che non riescono a capire nulla perché ci credono in quella dottrina che loro dicono politica".

Be'...se questo non è un caso in cui gli adulti ci rubano i sogni...! E non è l'unico perché ti ribadisco che ho incontrato persone più grandi di me con solo poche briciole di speranza nella possibilità di un cambiamento, ma nello stesso tempo ho avuto la fortuna di incontrare persone che invece mi hanno stimolata a credere fermamente in qualcosa. Resta però, secondo me, molto penetrante nella società la presenza di una certa categoria di adulti sconfitti e disillusi, e sono proprio quelli che spesso ci rinfacciano di non avere ideali (questa affermazione, tra l'altro, non è mia ma mi sembra che sia abbastanza ricorrente nelle inchieste che vengono fatte ogni tanto!).

Io ascolto musica, leggo libri, vedo film e spettacoli in cui sovente si parla di sogni, di ideologie, di speranze, di illusioni spesso disilluse, il più delle volte contrastate anche con la violenza e, in  queste forme di espressione umana, trovo ancora di più la forza per credere nei sogni e per alimentarli continuamente. Sono sogni raccontati anche da adulti, da persone che, pur trovandosi faccia a faccia con una realtà cruda e amara, hanno trovato nelle sconfitte della vita la determinazione per continuare a sperare. E' una contraddizione, lo so! Ma tu prova a togliere la speranza ad un condannato a morte, ad un malato terminale, ad un perseguitato politico...Bisogna credere, avere l'intenzione di spiccare il volo, sperare...Ti sembrano parole copiate da qualche manualetto da quattro soldi, ti sembrano pensieri infantili? Cara Katia, è proprio la consapevolezza che la vita è piena di delusioni che mi spinge a sognare ed, in questo, mi considero più matura di te che a ventiquattro anni hai troppe certezze in tasca e nessuna voglia di provare ad immaginare una vita diversa e migliore per te e per gli altri! Inoltre chi è più predisposto a sognare e a costruire mondi ideali incontra ogni giorno delle delusioni, chi non accetta la realtà che è costretto a vivere deve ricordarselo ogni giorno perché ogni giorno la vive e, se è vero, come tu dici, che le delusioni aiutano a crescere, proprio per questo, non mi sento affatto immatura!!!!

Questo perché ho imparato tanto anche da quei rapporti difficili con amici molto lontani da me con i quali, a volte, è stato impossibile comunicare proprio perché parlavamo lingue diverse. Non credo che i tuoi amici "diversi" da te e così tu con loro, dopo lunghe discussioni su temi politici, siate arrivati ad una conclusione comune. Se così è, forse  non eravate sufficientemente convinti su ciò che dicevate perché ci sono dei contrasti insanabili e storicamente antichissimi che si nutrono nei secoli proprio della loro antitesi. Scegliersi le amicizie vuol dire dare un senso qualitativo alla propria vita e questa è una conclusione alla quale sono arrivata dopo anni di "delusioni" . Certo, sarebbe bello discutere democraticamente con tutti e poi continuare a volersi bene ma, se hai veramente il sangue che ti bolle nelle vene, se credi veramente in ciò che sostieni, è difficile mantenere un'amicizia con qualcuno che in fin dei conti fa delle cose diverse da quelle che faresti tu, perché la politica è fatta soprattutto di scelte, anche di scelte apparentemente superficiali, la musica, ad esempio; il mio amico che fa una scelta politica diversa dalla mia, non mi accompagna ad un determinato concerto, e già questo serve a capire che non possiamo condividere le stesse emozioni; l'amicizia vera si basa anche e soprattutto sulla condivisione dei sentimenti altrimenti parliamo solo di persone che condividono gli stessi spazi! A questo proposito ti consiglio di ascoltare la "Canzone dell'appartenenza"  di Giorgio Gaber, anzi ne riporto alcune strofe:

<< L'appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene, [...] non è il consenso ad un'apparente aggregazione, l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

Uomini, uomini del mio presente non mi consola l'abitudine a questa mia forzata solitudine, io non pretendo il mondo intero, vorrei soltanto un luogo, un posto più sincero dove magari un giorno molto presto io finalmente possa dire: questo è il mio posto! Dove rinasca non so come e quando il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo. >>

L'amicizia di cui parlo io è questa, sicuramente meno ipocrita e superficiale di tante amicizie che ci ritroviamo a vivere nella consuetudine della quotidianità o nel piacevole vincolo degli affetti di lunga data...non credere che sia facile il tipo di rapporto che intendo  ma è proprio per questo che "sogno" un giorno di poterlo vivere.

L'illusione, l'utopia, la speranza servono per lo meno a tendere verso qualcosa, il tuo realismo e la tua sfiducia mi fanno pensare che per te la "tua" vita sia una partita persa in partenza e basata sulle sconfitte altrui.

Quanto poi al punto sulla scelta elettorale, mi sono sentita in dovere di ricordare l'operato del noto personaggio politico perché non mi è scesa per niente l'idea che si considerasse strumentalizzazione la libera condivisione di idee di un giovane con esponenti della vecchia classe politica vegliese. Se è vero poi che certi sorrisi, le famose posizioni studiate e il giornale "imposto" ai cittadini italiani non hanno influito sulla tua scelta, buon per te! Ma, per quanto mi riguarda, non posso non dire che mi sono sentita presa in giro dalle frasi contenute in quel giornale, dalle immagini e dal chiaro tentativo di costruire una buona parte della campagna elettorale sull'uomo e non sul programma. Ne deriva che una scelta elettorale cosciente e responsabile sa leggere anche tra le righe ed eventualmente disapprovare.

Non mi sento vittima di lavaggi del cervello politici ma sono pronta a riconfermare la mia opinione sul fatto che siamo influenzati continuamente da chi ci sta intorno; l'essere cattolici o musulmani, portare i jeans anziché il gonnellino di paglia, comprare quel dentifricio anziché un altro, credere nella monogamia anziché nella poligamia, ballare oggi la dance e ieri il twist sono forme di strumentalizzazione, sono mode e usanze ma non sempre le scegliamo noi e comunque rendersene conto è già un passo per capire di più la propria vita e non trovarsi invece solamente a viverla! Pertanto non mi sembra di essere vittima di lavaggi del cervello di cui non mi sono accorta, come tu hai semplicisticamente affermato.

Infine un consiglio. Non ti considerare adulta matura e non essere molto sicura di te stessa a ventiquattro anni, ti precluderesti la possibilità di stupirti ancora privandoti del piacere di gustare l'emozione nuova della scoperta. Se non dovessimo imparare qualcosa in questa vita a cosa servirebbero tutte le delusioni e le gioie nostre e di miliardi e miliardi di persone vissute nei tempi?

Spero che entrambe già da oggi abbiamo imparato qualcosa in più.

ALESSANDRA LEZZI