il "dovere" della partecipazione

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segnalato da: Veglieonline.it, 24 gennaio 2003 * "Liberi Pensieri"

 

IL "DOVERE" DELLA PARTECIPAZIONE

Frequento assiduamente questo sito e ho assistito al dibattito sulla scarsa partecipazione dei vegliesi alle manifestazioni culturali organizzate, durante il periodo natalizio, a Veglie (a tal proposito, piacerebbe anche a me avere delle risposte agli interrogativi sollevati da Dania!). Ho esposto solo due dei motivi che mi hanno portato a visitare, l’altro giorno, la pagina di Veglieonline dove è stata aperta, insieme a Veglienews (finalmente un po' di collaborazione!), la petizione popolare on line diretta a sollecitare la creazione nel paese di spazi adeguati per l’organizzazione di tali manifestazioni.

Ho aperto la pagina e ho aderito alla petizione. Poi il mio sguardo si è fermato inevitabilmente su un particolare. Non vi ho dato molta importanza in quel momento. Ma quando oggi sono tornata e lo sguardo si è fermato ancora lì, non ho potuto evitare di pormi delle domande. Petizioni n. 4 . Che dire? I visitatori sono sempre gli stessi? Forse. Non ci interessa uno spazio adeguato dove organizzare delle manifestazioni? Non credo. Ci interessa lo spazio, ma meglio lasciare agli altri l’incombente di fare la petizione? (meglio non esporsi!) Questa mi pare l’ipotesi più probabile. E’ vero che è passato poco tempo, ma il forte divario tra numero di visitatori e numero di adesioni( pur tenendo conto che nel momento in cui scrivo l'aggiornamento è fermo al 6.01.03) mi puzza tanto di "toccata e fuga" o, meglio ancora, di "armiamoci e partite!".

Ipoteticamente tutti dovremmo concorrere volontariamente a migliorare la nostra comunità e a farci carico dei problemi del nostro paese. Ipoteticamente! Perché gran parte di noi non è educata alla partecipazione e alla responsabilità sociale. Mi viene in mente il testo di una canzone di Giorgio Gaber che in questo periodo citano un po’ tutti. Dice: "La libertà non è uno spazio libero. La libertà è partecipazione". Aggiungo che è tanto più vero il contrario: "la partecipazione è libertà".

Chi appartiene alla mia generazione non ha dovuto lottare per conquistarsi le libertà formali. Le ha semplicemente ereditate. E allora noi, ma un po’ tutti, ci siamo adagiati, continuando a credere che saranno sempre gli altri a mettersi in gioco per noi. Vogliamo questo e quell’altro ma non abbiamo mai il coraggio di essere noi i primi a muoverci.

La petizione e i suoi risultati sono l’emblema di tale modus operandi. Siamo tutti bravi a criticare, ma quando si deve dimostrare di essere cittadini attivi e responsabili il risultato è "n. 4 adesioni". Indifferenza, paura di crearsi delle antipatie, sfiducia nel mezzo usato per raggiungere il fine (un bell’alibi!), o semplicemente lassismo. Chiamatelo come volete, ma per un cittadino con la "C" maiuscola il primo dovere è quello della partecipazione. Il disinteresse per ciò che accade nel paese è sempre una sconfitta.

Ogni iniziativa tesa a cercare una soluzione a un problema della comunità (mi riferisco soprattutto a quelle promosse spontaneamente dai cittadini e non colorate politicamente, come mi pare essere quella promossa dal sito) è giustificata da una logica: quella di migliorare lo status quo. Ogni cittadino dovrebbe partecipare ad un’iniziativa di tal guisa con la convinzione che è suo dovere partecipare. Se alla fine l’obiettivo non viene raggiunto, potrà comunque dire di esserci stato, di aver fatto il proprio dovere, di aver vinto la sua personale "battaglia" per essere un cittadino responsabile.

Ho sempre amato la scena finale del film "L’attimo fuggente" che rappresenta per me una piccola grande battaglia persa. Persa, ma VINTA quando molti degli studenti salgono pacificamente sopra i banchi per manifestare il loro dissenso.

Ritengo responsabile il cittadino che "sale su un banco" per manifestare il proprio dissenso allorché qualcosa non funziona nel paese o quando un’aspettativa della comunità viene disattesa. Quello stesso cittadino è, secondo me, ancora più responsabile allorché manifesta tale dissenso ed esprime la propria opinione, senza farsi condizionare dalle sue ideologie politiche o dagli amici di turno, ma lo fa semplicemente per quel senso civico che dovrebbe animare ognuno di noi.

Senso civico. In altre parole: partecipazione, impegno e responsabilità. Valori che sono sulla bocca di tutti, ma che in pochi attuiamo concretamente. Ognuno di noi può farlo nel modo che ritiene più opportuno.  L’importante è non tacere, ma vedere, discuterne, mettersi in gioco e rischiare di proprio ( libertà è partecipazione!), in una sola parola: camminare a testa alta.

Infine un invito. Non smettiamo mai di "discutere di principi, di valori e di roba del genere". Meglio illusi che "irresponsabili"! Anche se un po' di serenità in più da parte di tutti non guasterebbe!
Sabrina Lezzi