Impoverimento e mediocrità politica avvinghia Veglie

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da: A. Greco, 17 gennaio 2002 * "Liberi Pensieri"

 

La tua replica, Claudio, mi impone di essere meno teorico e più esplicito.

Per inciso ti avevo già scritto che non intendevo sapere se il ‘tuo punto di vista’ è di centrodestra o di centrosinistra. Quello che mi preme sapere è sintetizzabile in due domande, che pongo a te ma che in queste ore vorrei porre a tutti i vegliesi.

La prima: dopo due anni di amministrazione da parte dalla coalizione guidata da Carlà, caratterizzata non da normale dialettica ma da enormi contrasti resi pubblici con dimissioni di due assessori e cacciata di un terzo assessore con delega di vice-Sindaco (nei settori Opere Pubbliche, Bilancio e Affari Sociali, tra i più importanti e nodali della vita comunale), tu, come cittadino, quale giudizio dai a questa situazione?

La seconda: vuoi sapere il perché vero di questi contrasti. Fai bene a chiederlo ed è giusto, anche se non è facile rispondere perché i protagonisti non sempre possono dire i motivi degli scontri. Ma se la vicenda del passaggio all’opposizione del CDL, con accuse violente e clamorose, determinasse il mercato dei consiglieri o finisse a tarallucci e vino, come cittadino e come elettore cosa diresti e cosa faresti?

Le tue risposte a queste domande interessano per capire di più quello che hai scritto il 16 gennaio: il tuo pezzo, dal titolo "Con-proprietario della stessa casa", con franchezza, mi sembra infarcito di luoghi comuni. Che, come tali, non possono apportare nulla di nuovo alla politica locale. Essi sono: la scelta in politica è solo scelta di uomini; i programmi sono uguali e non sono discriminanti.

Certo, fanno la politica (a qualsiasi livello) le regole, le idee e gli uomini. E’ ovvio che senza quest’ultimi non ci sarebbe politica. Ma a un uomo, che per sua scelta o per chiamata svolge un ruolo pubblico di consigliere comunale per cinque anni, cosa si chiede? A Veglie (e non solo, ma questo non ci consola) si chiede che abbia consenso, cioè voti e basta. Ecco perché i ‘signori dei voti’ sono sempre gli stessi e sono la causa di questo sfascio e di questa drammatica situazione.

Cosa invece dovremmo chiedere ed ottenere? Non solo l’onestà e il servizio disinteressato per un periodo limitato della vita a servizio della costruzione e della tutela dei beni di tutti, non solo un programma di azione amministrativa, che spesso non caratterizza un candidato (e qui hai ragione!) perché i bisogni di una comunità sono facilmente individuabili e perciò le ipotesi di risposta ad essi non sempre si distinguono nettamente. Ciò che dovremmo voler sapere è se chi sceglie di far politica ha una scala di valori, quali sono questi valori e se ha un’utopia. Traduco: una comunità cresce con la strada asfaltata o anche con la partecipazione per costruire un bilancio sociale? Al politico deve interessare solo la crescita economica di un paese o anche la sua crescita culturale? Basta il mercato o ci vuole anche la solidarietà?

Nella situazione attuale in cui la casa comune è vuota perché saccheggiata, non ci sono più risorse ma guai e problemi; quando la casa comune ha un futuro di difficile autonomia finanziaria e di risorse senza più l'aiuto dei trasferimenti statali, si può solo fare l’amministratore con il fine di ‘fare carriera’ o di ricavarne vantaggi di lavoro?

In tutto questo gli schieramenti non c’entrano? Non sono così ingenuo da pensare che, in una visione manichea della politica, chi ha utopia, idee e programmi stia a sinistra e chi ha solo voti e briciole di programma sta a destra. E’ elementare, però, sostenere che le utopie e i programmi si incarnano negli uomini ma anche che li trascendono. Per cui nessun uomo da solo può incarnare un’utopia, nessun uomo da solo può realizzare un programma per una polis.

Oggi in politica sembra che le aggregazioni servano solo per vincere; certo non se ne può fare a meno. Chi però guarda ad esse solo cercando il soggetto più vicino alla sua sensibilità, le svuota di contenuti  e pensa che la politica la fanno solo gli individui, non solo sbaglia e impoverisce enormemente la vita politica ma non trova più un metro adeguato di valutazione e di giudizio per ciò che accade.

E’ l’impoverimento e la mediocrità politica che avvinghia anche Veglie. La lettura di ciò che accade di molto grave nella sede del Parco della Rimembranza non può essere diversa.

Prof Antonio Greco