Liberi... di appartenere ad uno schieramento
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da: Angelo Cipolla, 22 maggio 2002 * "Liberi Pensieri"
Liberi...
di appartenere ad uno schieramento Intervengo
ancora per replicare a Sabrina con la quale mi scuso per aver
utilizzato dei toni forse un po' troppo accessi e concitati
nel mio precedente articolo, ma forse come lei mi sono
lasciato troppo trasportare dal desiderio di replicare
subito ad alcune idee che sentivo sbagliate. Mio scopo non era
certo quello di dimostrarmi saccente e irrispettoso. Le
parole di Sabrina hanno provocato la mia reazione perché
non credo che appartenere ad un partito politico voglia dire
accettare incondizionatamente e senza la possibilità di
replicare tutto ciò che viene proposto dalla presidenza
nazionale (del partito), penso invece che la ricchezza e la
forza di quelle fazioni derivi proprio dal confronto
costruttivo e libero, che all'interno di esse avviene. È
ovvio che laddove sussistano condizioni di costrizione
ideologica, chi è succube di esse si senta prigioniero e
"schiavo dei propri schemi" e veda come unica
soluzione quella di fuggire e di ricusare quegli ideali.
Ma non è possibile, e mi ripeto, ridurre sempre tutto ad un
qualunquismo generalizzato, che non ha rispetto di quelle
realtà in cui la discussione e il dialogo sono i
principi basilari e che portano solo ad una crescita
costruttiva e non alla degenerazione e al rifiuto della vera
politica. Non
capisco poi la resistenza nei confronti del termine
partito, non vedo perché non sia possibile pensare alla
Chiesa come ad uno di essi. La parola infatti sta ad indicare
quelle realtà che si distinguono da altre per idee e modi di
agire. L'istituzione ecclesiastica mi sembra che abbia scelto
la sua strada e i suoi ideali nonostante le sue numerose
ambiguità, sulle quali Abria mi trova perfettamente
d'accordo; del resto nel mio precedente articolo ho voluto
proprio sottolineare il fatto che tutte le situazioni della
storia vadano viste sempre in maniera ambivalente. Di
conseguenza accetto la critica anche se appare chiaro (in
verità solo con il suo secondo articolo) che almeno su questo
argomento abbiamo le stesse idee. Sabrina
si definisce apolitica e non antipolitica però poi lascia
intendere che la politica sia l'azione più meschina che
l'uomo possa compiere, così come il patteggiare per l'uno o
per l'altro schieramento politico. Non si cura delle facili
demonizzazioni che producono il rischio di creare
incomprensioni e falsi miti di libertà. Ritiene il dubbio
la scelta più responsabile, ed io mi permetto di dire che
esso è anche scelta politica nella misura in cui viene
esercitato per l'ottenimento incondizionato del bene comune;
è valore stimolante che induce alla partecipazione e alla
ricerca di soluzioni sempre nuove e migliori, ma non deve e
non può essere elemento paralizzante per chi ha (come Sabrina
dimostra di avere) una tensione naturale verso la critica
costruttiva. Gli esempi di autoritarismo, di destra o di
sinistra che siano, hanno distrutto il dubbio come valore di
crescita e formazione collettiva per esaltare tipi di condotta
basati solo sul "credere e obbedire". Sicuramente
questo tipo di politica merita di essere denigrato, in quanto
sfalda il significato più pregnante dello stesso termine
"politica". Allo stesso modo vanno osteggiati tutti
quegli atteggiamenti che si definiscono politici, ma di
politico hanno ben poco (coalizioni occasionali, compromessi
ambigui, etc.), che però non possono essere messi alla stessa
stregua del lavoro di chi fa del proprio incarico una missione
verso la società; si considerino al riguardo gli esempi di
uomini come Massimo D'Antona e Marco Biagi, i quali pure hanno
sentito l'esigenza di schierarsi politicamente, facendo una
scelta consapevole. Vorrei
continuare il confronto con Sabrina perché credo (anzi mi
auguro, in nome della libertà di pensiero e di espressione
che comunque sempre deve stare al di sopra e alla base di ogni
ideologia politica) che ancora una volta non sarà d'accordo
con tutto ciò che ho scritto, ma per evitare di annoiare i
lettori dello spazio "Liberi pensieri" e di
monopolizzarlo con le nostre diatribe, la invito, se vorrà, a
rispondermi mandando un'e-mail al mio indirizzo. |