ad ognuno il proprio orticello?

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da: Dania, 31 maggio 2002 * "Liberi Pensieri"

 

Ad ognuno il proprio orticello?

Non riesco a distogliere il pensiero da Claudio Penna e dal suo articolo "Chi garantisce la civile vivibilità a Veglie?", perché, conoscendolo e stimandolo da tanto tempo, fatico ad inquadrare i sentimenti di stanchezza, sconsolazione e impotenza che possono averglielo dettato.

Il suo sfogo, giustificato finché si vuole, stride, si scontra terribilmente con gli ultimi interventi che si sono succeduti sul sito, intenti ad attirare l'attenzione di tutti quanti sul problema dei ragazzi lasciati a se stessi e sull'incombente pericolo droga.

Si denuncia l'ingombrante e rumorosa presenza dei ragazzi nelle vicinanze della suola media e non ci si pongono gli interrogativi: "Perché quei ragazzi si trovano lì a orari scolastici, e non dentro ad un'aula o ad un laboratorio di preparazione al mondo del lavoro?" Perché la loro voglia di suonare, magari cercando d'imitare uno dei tanti gruppi musicali, non trova un luogo dove poter esplodere senza disturbare nessuno?"

Si denuncia lo scorazzare di bici e motocicli, il gioco del foot ball, il gioco del campanile,(messo in atto a dimostrazione della propria forza e capacità) e non ci si chiede se esistano una pista o un campo da calcio "liberi ", da poter usufruire senza pagamento di biglietto alcuno, se esistano veramente spazi tutti per loro.

Non s'invocano presenze di "volontari", cioè persone, magari pensionate,ma attive e capaci di far inquadrare tutta l'esuberanza che i ragazzi possiedono per natura, non perché "cattivi"!

Chiedere la tranquillità, la vivibilità di un giardino o di una piazza, è cosa più che lecita, sacrosanta. Chiedere, per ottenerla, che si faccia "piazza pulita" di quegli esseri tanto rumorosi e ingombranti, questo stride. Quei ragazzi hanno dei diritti, che non sono riconosciuti, che non sono attuati. 
Hanno bisogno di spazi e di attenzioni. Se loro non li otterranno, se non faremo nulla per farglieli ottenere, non avremo mai la tranquillità, né delle piazze, né delle nostre coscienze. 

So che Claudio Penna la pensa come me.

dania