Dallo sfogo al ragionamento

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da: Angelo Cipolla, 7 maggio 2002 * "Liberi Pensieri"

 

Dallo sfogo al ragionamento

Scritto in buon italiano, con dotte citazioni classiche, l'intervento di Abria rivela un bagaglio di taglio umanistico, nel quale la parte storico-filosofica presenta ampie lacune. Buona la forma, il contenuto presenta perplessità e incertezze, poiché si appiattisce, nel tentativo di essere originale, su un qualunquismo diffuso e sempre attivo che è portato a demonizzare chiunque opera scelte, e se ne assume la responsabilità, difendendole a viso aperto e pagandone i costi. 

Abria sostiene: "la politica è una malattia non solo di noi vegliesi ma in genere di noi italiani". Sarebbe interessante sapere se i francesi ne sono immuni, se gli argentini ritengono di poterne fare a meno, se aver sostituito la politica alle armi abbia giovato agli israeliani, se la risposta palestinese, attraverso gli attentati, porta alla nascita dello Stato della Palestina, se l'integralismo islamico che è alla guida dell'Iran, aiuta a migliorare le condizioni del popolo iraniano, se i diritti civili negati in Cina garantiscono la libera circolazione delle idee, se il ruolo della donna in Algeria rende giustizia all'idea di uguaglianza, se il riarmo dell'Iraq, pur rappresentando una minaccia per l'Occidente, deve essere fermato dalle bombe della Nato, se l'immigrazione clandestina deve essere respinta dall'esercito armi in pugno, se la legge sul divorzio deve essere soppressa dopo un referendum popolare, se il diritto alla scuola pubblica e gratuita deve continuare ad essere tutelato, se il sistema sanitario nazionale deve garantire la salute a tutti i cittadini o deve essere sostituito da polizze assicurative, se la facoltà di licenziamento deve tornare ad essere appannaggio solo del datore di lavoro. 

Su questi argomenti, secondo Abria, possono parlare solo gli apolitici, spiriti eletti non condizionati dall'appartenenza, uomini liberi che non devono rendere conto a nessuno. Bush, Blair, Aznar, Sharon poiché sono uomini di parte, militanti di partito, ghettizzati dagli schieramenti e dalle ideologie, su questi argomenti devono tacere. 

Viene spontaneo chiedersi se al Papa sarà permesso di continuare ad esprimere la propria condanna contro coloro che, abbandonando la politica, ricorrono alle armi e non si fermano neanche davanti alla chiesa della natività, visto che si potrebbe considerare il Papa il capo del più grande e più vecchio partito della storia. Da duemila anni questo partito e i suoi capi hanno scelto di stare dalla parte degli umili e sostenere il principio dell'uguaglianza e della giustizia, chissà se offendono il senso del pudore, data la loro militanza, quando parlano contro i guasti devastanti dell'aggressività capitalista.

Rischiare il banale alla ricerca dell'etimo della parola "politica", potrebbe servire a rimettere a posto i tasselli di questa discussione, ma rifuggo dalle soluzioni facili, perché mi preme ricordare che la Storia, tentativo di dare razionalità alle vicende umane, si è sempre mossa per interessi istituzionalizzati dalla politica.
Sparta e Atene, Cesare e Pompeo, Colombo e le antiche civiltà Maya, Tolteca, Azteca e Incas, la Rivoluzione Francese e il Terrore, la nascita degli Stati Uniti e la distruzione degli Indiani d'America, il Colonialismo e il commercio degli schiavi, l'Impero Asburgico e le Guerre d'Indipendenza, Gandhi e la Corona Britannica, Nicola II e Lenin, Hitler e Roosevelt, Mussolini e Pertini, Allende e Pinochet, Mandela e Botha sono si i capitoli di un manuale di storia, ma sono anche due diverse concezioni d'intendere l'esistenza propria e degli altri. 

Due modi diversi di guardare alle sorti dell'umanità, alle garanzie per l'uguaglianza, al diritto alla libertà, allo stare insieme negli spazi, alla difesa della dignità, alla tutela dell'ambiente, al sogno della felicità, al rispetto delle minoranze, al principio della solidarietà. Tutto ciò è la Politica, che non deve essere demonizzata ma studiata, approfondita, discussa, affinché se ne comprendano i legittimi interessi, le ragioni profonde, i mezzi messi a disposizione, le potenzialità d'intervento a tutela dei destini dell'umanità.

Cara Abria ho cercato di dimostrare che la Politica è, ed è stata, lo spazio all'interno del quale si confrontano opinioni diverse, rappresentate dai diversi partiti. Questi cercano il consenso per governare la complessità dei rapporti economici e sociali a livello nazionale e internazionale e offrire le soluzioni che difendono e tutelano i soggetti sociali che rappresentano. Fuori dalla Politica c'è solo l'antipolitica, con tutte le sue tragedie ampiamente verificate e verificabili. L'antipolitica ha storicamente prodotto regimi autoritari, essi hanno rappresentato il sonno della ragione, generando mostri. 
Angelo Cipolla