Spazi per attività culturali
Ho letto le considerazioni
di Sabrina Lezzi sulla partecipazione e il "fallimento"
delle iniziative natalizie, anche perché non esistono spazi opportuni.
Vorrei entrare in punta di piedi nel dibattito che si sta aprendo a Veglie
per la creazione di uno spazio "culturale" a disposizione dei
cittadini, semplicemente perché non vivo a Veglie e con quanto affermo
potrebbe sembrare una intrusione abusiva nella quotidianità vegliese.
Spero anche di non essere troppo lungo nell'esposizione, ma devo partire
da lontano.
La struttura del paese testimonia la storia di uno sviluppo legato
all'agricoltura ed al piccolo artigianato: case costruite a ridosso una
dell'altra, pochi spazi comuni se non la piazza, centro degli affari,
degli incontri, delle comunicazioni... Poi lo sviluppo ha fatto sì che il
paese diventasse una cittadina, molto esteso, con uno sviluppo asimmetrico
rispetto al centro... ma il piano regolatore e gli aggiornamenti ad esso
hanno ancora troppo poco speso per la creazione degli spazi riservati ai
servizi e all'aggregazione, quasi che la casa di proprietà (con giardino,
nanetti e recinzione) sia più che sufficiente allo sviluppo della
famiglia e alla soddisfazione delle proprie esigenze e alle relazioni
sociali; se questo va bene per un paesino non può più bastare per una
cittadina, che è la giusta attribuzione per un centro abitato poco sotto
i 15 mila abitanti.
Il piano regolatore non deve essere
solo uno strumento tecnico, ma alla base deve esserci una visione
"filosofica" della vita e il P.R. diventa lo strumento con cui
orientare i rapporti dei concittadini, la loro crescita armonica, lo
sviluppo sociale. Purtroppo gli spazi oggetto nella petizione sono
previsti, ma solo sulla carta, i giardini e le piazze sono concepite più
come plateatico per l'esercizio dei commerci che punti di
aggregazione.
Inoltre se un P.R. vede la stesura oggi, i primi risultati non si vedranno
prima di un decennio, occorre quindi ancora molto tempo prima che si possa
avere qualche risultato, che comunque sarà scarso, perché concepito per
meri interessi economici finalizzati all'edilizia e alla valorizzazione
della terra.
L'altra premessa è che, secondo me, gli spazi polivalenti non funzionano perché
non sono identificabili dal potenziale utente.
Quindi un suggerimento in punta di piedi: recuperare ciò che esiste
fintanto non vengano realizzate le strutture previste dal P.R.
Un primo recupero, che poi diventa lo spazio più naturale di
aggregazione, è quello del centro storico, magari con la creazione di
un'isola pedonale, panchine, dehors, gazebo e iniziative private
commerciali e di intrattenimento, è opportuno orientare l'interesse
dell'iniziativa privata per qualcosa che diventa anche utile per i
cittadini; recupero delle tradizionali pavimentazioni inopinatamente
coperte di asfalto e rifacimento dell'impianto di illuminazione con la
posa di pali e lampade in stile: diventerebbe il salotto di casa, cioè
del paese. Il centro storico di Torino fino a qualche anno fa era una zona
da evitare dopo il tramonto del sole, è diventato un punto di ritrovo
vivo e sicuro durante il giorno e pure la notte, cioè si sono creati gli
spazi per l'iniziativa privata (economica e culturale), per proposte
culturali, per commerci, per vivere all'aperto: tossici, malavitosi e
perditempo sono come per incanto spariti (magari!! si sono trasferiti in
zone più degradate che saranno da recuperare).
Altro recupero opportuno è quello del cinema teatro, che per dimensione
è un ambiente più gestibile, anche economicamente, per le attività
culturali, rappresentazioni e proiezioni.
Lo spazio del mercato coperto
rischia di essere troppo grande: una manifestazione con 100 partecipanti
se in una sala da ottanta posti è un successone, se in una sala da 500
posti è un flop.
Bisogna far sempre conto dei possibili fruitori e ricordarsi che la
crescita culturale viaggia sempre molto più lentamente del progresso
economico. Perché no un centro di aggregazione sportiva, uno spazio
espositivo, uno spazio per i mercatini dell'antiquariato o delle
"pulci"?
Appoggio comunque qualunque
iniziativa tesa a rivitalizzare le relazioni sociali, a far uscire le
persone dalle case senza o con giardino (con fontane, fiori, piante e
nanetti), magari ci saranno meno nanetti, perché è più piacevole
incontrare gli amici che sistemare le statuette.
Infine ho imparato, a mie spese (ho fatto politica attiva per diversi
anni), una cosa che ritengo importante: prima di mostrare un'insegna,
un'etichetta, un'appartenenza è opportuno avvicinarsi alle persone e
spiegare loro i progetti o le iniziative, poi, forse e se è il caso,
dichiarare la propria appartenenza. Nello specifico: non bisogna dire che
il sindaco è un incompetente e che la giunta è una massa di idioti perché
non fanno questo o quello... ma parlare alla gente delle iniziative e dei
progetti, delle necessità e delle aspirazioni, renderle partecipi, poi
forse dichiarare da che parte arriva l'iniziativa, altrimenti viene
bocciata a priori da chi ha votato l'«incompetente» di turno... che se
sta lì è perché la maggioranza dei cittadini l'ha votato!
Va be' basta, saluto tutti quelli che sono arrivati fin qui.
Roberto De Luca
N.B. Il presente articolo, presente sul FORUM, è stato inserito
tra i Liberi Pensieri da Veglieonline.
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