CRISTIANI
ed ELEZIONI
(articolo intero)
a cura di A. Aprile * 3 aprile 2006 * (politica)* Caratteri grandi-medi-normali * Accessibilità
CRISTIANI E LE ELEZIONI POLITICHE
Dunque,
per sapere dove stanno i cristiani, bisogna ricorrere a criteri
più empirici. E
qui sta la difficoltà. Perché, a guardare ai due
schieramenti, si ha
l’impressione di una situazione asimmetrica. Infatti in uno
dei due, quello di
centro-destra, ci sono molti che si professano
“devoti”, atei o credenti che
siano, c’è un partito che si fa chiamare
cristiano, c’è chi rivendica a proprio
favore l’autorità della Chiesa e gode di
frequentazioni ecclesiastiche, e in
tanti fanno a gara per accreditarsi come pronti a tradurre in leggi le
indicazioni della CEI. Nell’altro schieramento, che
Berlusconi sommariamente
definisce la “sinistra”, tutto questo non
c’è, i cristiani come tali non si
fanno riconoscere per nome; essi partecipano senza ostentazioni alla
condizione
comune, mentre per contro vi sono piccoli gruppi e partiti che per il
meccanismo elettorale non potrebbero correre da soli, i quali si
rifanno a un
acceso militantismo laico, o accelerano su temi immaturi, pur
sottoponendosi al
vincolo di coalizione. Ciò potrebbe far pensare che in tale
schieramento i
cristiani non ci siano o non siano interessati a far valere con energia
i
valori in cui credono. Ma così non è. Vaste aree
elettorali e ceti politici che
si rifanno alle tradizioni del cattolicesimo democratico e del
cattolicesimo
sociale sono presenti nel centro-sinistra, sia nei partiti che si
definiscono
moderati, sia nei Verdi, sia tra i socialisti, sia nelle sinistre che
in
diversi modi si rifanno alla tradizione comunista, che del resto ha
praticato a
lungo in Italia il dialogo con i cattolici.
La
presenza di cristiani nella sinistra e
nell’Unione in questa campagna
elettorale non ha alcun carattere confessionale, e non ha alcuna
pretesa di
coinvolgere le autorità della Chiesa, che si vorrebbe anzi
salvaguardare dal
trovarsi coinvolte in questo scontro. Tale presenza è
però fortemente motivata
dalla percezione che tra il 9 aprile e il successivo referendum per il
mantenimento della Costituzione si decide il destino
dell’Italia e il suo ruolo
nel mondo, e sono in gioco valori supremi anche per