bandiere della pace e mimose

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da: M. Spedicato, 16 marzo 2003 * "Liberi Pensieri"

 

Bandiere della pace e mimose


Caro Claudio, quant'è vero quello che hai scritto.
Pensa che io mi sono trovato nella tua stessa situazione. Il mio lavoro mi porta in giro per i comuni delle province di Lecce e di Brindisi, e mi ha entusiasmato il vedere tutte quelle bandiere esposte ai balconi delle case e di qualche ufficio pubblico. Ho pensato: quanto è bello esprimere il proprio dissenso in maniera così civile e colorata. Poi ho letto che il Governo (?), col solito fare arrogante, aveva deciso di schedare gli espositori della bandiera della pace. Mi  sono incavolato e ho chiesto in giro  dove potevo trovare una  bandiera da esporre.

Mi  hanno fornito l'indirizzo di varie associazioni (pacifiste, religiose) di  enti e partiti politici che me l'avrebbero fornita dietro offerta volontaria minima di  5 euro.
Ho fatto 2 + 2 = 4 e ho pensato bella forza speculare sulla pace: chissà quanto guadagna senza il minimo sforzo chi ha avuto l'idea.
Non ho comprato la bandiera!
Tanto lo sanno che sono contro la guerra, io non ho bisogno di bandiere.
E poi c'è l'appello del Santo Padre: farò il digiuno e lo dedicherò alla pace.
L'ho pensato e l'ho fatto.
Oggi (7 marzo) mi sono trovato all'Ipercoop, ho visto le bandiere e ho ripensato al tuo articolo.
Domani sarà l'8 marzo.
Subito dopo la guerra, in questo periodo (febbraio/marzo 1945) una ragazza ex-partigiana e militante del partito comunista fu incaricata di trovare un simbolo, come già era avvenuto in Francia, che omaggiasse e desse dignità alle donne. Teresa Mattei, così si chiama quella ragazza (ancora oggi, in Toscana, attiva politicamente e impegnata socialmente all'età di circa 84 anni),che scelse un fiore: la mimosa, e inventò una storia cinese o comunque orientale, per cui la mimosa, fiore bello ma povero e facilmente reperibile in tutta la penisola, rappresentava il calore della famiglia, la bellezza della donna e chissà che altro. Per anni quel fiore era sovversivo, e chi lo distribuiva era perseguitato anche penalmente.

Negli anni '70 e '80 aveva un significato politico e di conquiste sociali. Nella seconda metà degli anni novanta, o forse prima, l'8 marzo è diventata una festa consumistica: regali alle nostre donne, i fiorai che vendono le mimose a prezzi impensabili, le gioiellerie che addobbano le vetrine con le mimose, ristoranti e pubs che organizzano spettacoli per sole donne e quant'altro..hai ragione, caro Claudio, "tutto ciò è deprimente e svilente. Ormai si appiattisce tutto; tutto è privo di emozione, di sentimento, di vitalità. La stessa pace si acquista al supermercato", comprare il simbolo delle lotte e dell'emancipazione femminile dal fioraio, che squallore!

Però vorrei chiudere questa mia con l'inizio della lettera di Dania (ti mando anche quest'anno una mimosa virtuale, ma permettimi di cambiare una parola dell'inizio della tua): "che me ne fotte, Claudio, dove sono poste in vendita le bandiere  arcobaleno."
Il  digiuno è una scelta, la Quaresima, o la riflessione o meglio ancora la conversione Cristiana è qualcosa di intimo, di personale, che non devo propagandare, la bandiera della Pace è un simbolo,  è un'idea politica è una scelta che deve essere fatta conoscere e deve essere urlata, e se l'urlo di una bandiera non basta compriamone due, magari al mercatino rionale, però facciamo sentire la nostra voce contro le guerre.

Io la bandiera l'ho comprata e l'ho fatta appendere dal mio bambino a cui ho spiegato che forse grazie a quella bandiera altri bambini continueranno a giocare.
E  domani comprerò e regalerò il rametto di mimosa a mia moglie e alle mie amiche e idealmente alle donne che non conosco ma che so che stanno soffrendo.

Marcello Spedicato