io giovane cittadina tra i ragazzi vegliesi

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da: Sabrina Lezzi, 20 novembre giugno 2002 * "Liberi Pensieri"

 

Io giovane cittadina tra i ragazzi vegliesi

Ricorderò sempre con grande piacere le parole del mio professore di diritto del lavoro che, durante un seminario, disse a noi studenti di non credere mai a chi dice che urla soltanto chi è ignorante o non riesce ad affermare le proprie idee. Ci invitò a urlare tutte le volte che viene negato il diritto di essere ascoltati.

Si urla non soltanto alzando la voce ma anche scrivendo, suonando i bonghi, scorrazzando con la moto, ascoltando le autoradio a volume alto. Si urla perché c’è un diritto ad essere ascoltati che viene negato.

Esiste il problema. Ha ragione Claudio Penna. Il suo articolo è un invito ad interessarsi della nostra cittadinanza, a non abbandonarla nelle mani dei politici, a interessarsi dei nostri giovani.

Mi sembra di aver rivolto un invito simile qualche mese fa quando, criticando anche me stessa, dissi che c’era poca gente disposta a parlare con i ragazzi, a comprendere il loro linguaggio e la loro rabbia. Dissi, anche, che solo entrando nel loro mondo si possono insegnare concetti come il vivere civile e il rispetto per gli altri. Concetti che come l’autocontrollo e la coscienza dell’onestà non sono innati. Ma si insegnano. Così come si insegna il piacere di leggere, la passione per la musica, la capacità di pensare criticamente. Mi dirai Claudio, come ha già fatto, che, frequentando quotidianamente gli adolescenti, noti soprattutto la grande cultura del disimpegno. L’ho detto anche io. Quello cui non credo è che il disimpegno e la discontinuità portino alla demenza.

Ammetto di osservare la realtà scolastica solo di riflesso. Come giovane, però, non posso dimenticare il mio rapporto con la scuola e ( lo ribadisco!) la mia adolescenza caratterizzata, come quella di tanti altri, da una fortissima valenza emotiva, da improvvisi cambi d’umore, dal passaggio repentino dall'ilarità al pianto, dalla continua voglia di contestare tutto e tutti, dall’angoscia e dal timore di non essere capiti. Per questo "da giovane" sono entrata nel mondo dei ragazzi (vegliesi!). Li incontro ogni settimana come educatrice. Quando ho iniziato questa mia esperienza ho deciso, innanzitutto, di ascoltarli, così come hanno fatto con me le persone che hanno contribuito alla mia crescita umana e culturale. Ascoltandoli ti accorgi che sanno parlare, sanno "incollare una parola all’altra, un pensierino ad un altro pensierino". Sanno discutere di attualità, dei loro sentimenti e delle loro ambizioni. Amano essere protagonisti. Amano i momenti forti? Si. Ma ci sono concretamente attività diverse dal "lanciare un pallone sulle case" che gli permettano di manifestare questo esibizionismo? No. … Non lo devo dire? E come faccio a stare in silenzio quando sento parlare di ragazzi apatici, disinteressati, irrispettosi, come se fossero il portato di una degenerazione genetica? Tu, Claudio, se combinavi "qualche marachella" te ne andavi con la coda tra le gambe e loro, invece, se li rimproveri, oggi ti rompono il vetro della finestra per dispetto? Ci credo e la cosa è sicuramente irritante! Ma siccome cerco sempre di trovare delle attenuanti, quando le individuo non mi sento né di ignorarle né di sottovalutarle. Come hai detto tu sono cambiati i tempi. E’ diversa la percezione della punibilità. E non possiamo, ad un tratto, decidere di abbassare il grado di tolleranza e punire puramente e semplicemente i ragazzi. E noi? E i genitori molto spesso confusi e assenti? E la scuola che si traveste da Tribunale dell’Inquisizione?

No Claudio, io non ci sto! E siccome mi hai invitato a discutere… PARLIAMONE!

Parliamo del "diritto superiore del minore", stabilito dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, che, secondo il recente rapporto Eurispes - Telefono Azzurro, in Italia è una semplice enunciazione di principio.

Parliamo delle leggi che esistono sulla carta e che nessuno si impegna ad applicare. Parliamo, per esempio, della Legge 285/97 che ha come obiettivo la promozione dei diritti e delle opportunità per l’infanzia e l’adolescenza. Chi la applica?

Parliamo anche dei partiti che nei loro programmi investono chiacchiere di progetti sui giovani, ma, poi, quando l’economia stringe le cinghia, trasformano le loro chiacchiere assordanti in tagli che riguardano proprio l’ambito di vita e di diritti dei giovani: dall’istruzione alla sanità, dal lavoro agli scambi culturali e ai servizi ricreativi. I giovani sempre primi sulla bocca di tutti, sempre ultimi nei fatti!

Parliamo, per essere campanilisti, dei ragazzi vegliesi che urlano la loro voglia di attività ricreative chiedendo a chi li ascolta di organizzare manifestazioni dove poter stare insieme.

Parliamo dei ragazzi vegliesi che ritengono che la cosa più bella di Veglie siano le piazzette. Diamine! Proprio le piazzette dove, però, si rischia di disturbare, con la loro giovanile turbolenza, la quiete pubblica.

Parliamo, anzi no… (in questo caso preferiamo osservare in silenzio), del diffondersi a Veglie di catapecchie e scantinati, presi in affitto e adibiti a sale privè, dove i ragazzi si ritrovano, dove passano le mattinate in cui dovrebbero andare a scuola, dove suonano e bevono senza che nessuno si preoccupi di sapere che cosa succede lì dentro. Ma lì almeno non disturbano!

Parliamone. Perché c’è un disagio, un abbandono e un silenzio che diventano clamore solo quando la situazione precipita.

Parliamo per non minimizzare i segnali. Urliamo, se necessario.

Ma, per favore, se ci interessiamo davvero della nostra cittadinanza, non sfuggiamo all’obbligo di seguirli, capirli e aiutarli questi ragazzi!
Sabrina Lezzi