MIMOSA? SI', GRAZIE!

Dania  * 08 ottobre 2005 * __Chiudimi_|x|__


MIMOSA? SI, GRAZIE!

 “Cari uomini, è meglio se vi tenete le vostre mimose!” Dice la Palombelli nel suo articolo apparso sul Corriere della Sera del 2 marzo 2005.  Una frase, questa, che  scaturisce in noi donne tutte, ogni volta che si viene a conoscenza di ingiustizie, soprusi o diritti negati. Certo, se la tengano!

Ma…

La mimosa non è una “rosa rossa”, magari a gambo lungo, che l’innamorato regala alla persona amata. Quella pennellata di colore giallo, che comunemente chiamiamo così, è l’inflorescenza  dell’acacia dealbata, consistente in tanti fiocchetti gialli disposti a grappolo: la si offre o si scambia  l’otto marzo, non per dire alla donna “ti amo”, ma per dirle “ricorda”: ricorda, che nulla ti è stato, ti viene, ti verrà regalato. Ricorda che il tuo grado di emancipazione, del quale vai fiera, è costato caro a mille e mille altre donne che ti hanno preceduta, e che ora ti hanno passato il testimone. Ricorda, donna, che devi lottare per i diritti e la giustizia, non solo nella tua città, e non solo per te e per le tue figlie, ma per le donne di  tutto il pianeta, perché ancora molto, ma molto, vi  è da fare.

Perciò: MIMOSA? SI’, GRAZIE! Finché capeggerà, non tanto sull’allegra e commercializzata “festa delle donne”, quella che comincia con una serata in pizzeria e sempre più spesso si esaurisce con una collettiva partecipazione allo spogliarello maschile, ma sulla giornata internazionale del riconoscimento dei diritti sociali e politici delle donne, cui è stata chiamata a divenirne simbolo fin dall’otto marzo 1946, dall’UDI –Unione Donne Italiane-.

Tante sono le leggende su questo simbolo, la realtà è che la scelta cadde sulla mimosa in quanto la sua fioritura avviene proprio nei primi giorni di marzo ed è un fiore di facile reperibilità e di prezzo accessibile. Per quanto felice, fu una scelta casuale, obbligata. Eppure, se ci soffermiamo ad osservare  questo ramoscello, scopriremo che mai scelta fu più appropriata.

Un singolo fiorellino di mimosa conta ben poco e fatichi a indovinarne il colore. Se cerchi di afferrarlo, come granello  ti sfugge tra le dita.  Ma se prendi un grappolo, composto da tanti capolini sferici, vedi, nella bellezza dell’insieme, l’unione che  fa la forza: il colore si fa intenso e  brillante, mentre un  profumo tenue tenue si propaga; il tutto crea un fascino delicato e singolare, capace di attirare l’attenzione anche dell’occhio più distratto. (e qui, io che i fiori di mimosa  li faccio seccare in vaso,  mi discosto totalmente dalla definizione della Palombelli, …”puzzolenti mazzolini” …-…”rametti rubati che sfioriranno in poche ore”…” ndr)

A formare un grappolo sono numerosi  i fiorellini,  sistemati  così vicini da poter far passaparola. Nello stesso tempo sono  distaccati l’uno dall’altro, tanto da lasciar credere ad ognuno di  poter vivere singolarmente la propria vita. Ma quando cade la benefica rugiada o giunge una calamità, a gioirne o venirne scosso è l’intero grappolo, comunque dipendente da un unico picciolo! Tutti  legati ad un unico destino. Come le donne: ecco perché la solidarietà  femminile non può esaurirsi in Patria, ma deve superare le frontiere!

Le foglie, bipennate, fanno da ornamento e da sostegno ai grappoli, facendo sì che il verde scuro delle innumerevoli foglioline faccia risaltare il giallo dei fiori che, dal canto loro, scendono a cascata sulle foglie, creando un unico, armonioso, gioco di colori. Foglie e fiori, non vantano  alcuna pretesa di prevalenza o supremazia  di un elemento sull’altro, ma  si valorizzano a vicenda Così come dovrebbe essere armoniosa la convivenza tra uomini e donne.

L’acacia dealbata, che ci regala ogni anno una lussureggiante fioritura, non è una pianta tipica dell’Italia, dove si è ben ambientata, ma ha origine esotica, prevalentemente australiana, e vive anche altrove. Internazionale, quindi, come la giornata della donna, che ricorre l’otto marzo in molteplici Paesi!

Su questa ricorrenza  e sulla sua origine, tanto si è scritto.  Tanto si è detto e tanto si è negato sull’otto marzo,  data in cui ricorre. Per farsi una cultura in materia, basta  effettuare una piccola ricerca on-line cliccando su “mimosa”; “otto marzo”; “festa della donna”; oppure su  “giornata internazionale della donna”. Si aprirà una notevole  mole di materiale, tutta da leggere, ma anche da verificare e comparare.  Fra tanti scritti,  propongo alla lettura due discorsi pronunciati l’8 marzo, 2001, uno di Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite. L’altro dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite, Mary Robinson. Terribilmente attuali

Concludo queste mie semplici divagazioni, libere e personali, rubando un’espressione a Don Tonino Bello:  AUGURI SCOMODI  a tutte le donne!

dania