>>> Apri - Chiudi

APPUNTI DI STORIA LOCALE - MENU STORIA  VEGLIE IN CIFRE

V

 

 

 

E

 

 

 

G

 

 

 

L

 

 

 

I

 

 

 

E

 

* 

 

V

 

 

 

E

 

 

 

G

 

 

 

L

 

 

 

I

 

 

 

E

 

* 

V

 

 

 

E

 

 

 

G

 

 

 

L

 

 

 

I

 

 

 

E

 

*

 

V

 

 

 

E

 

 

 

G

 

 

 

L

 

 

 

I

 

 

 

E

 

*

 

V

 

 

 

E

 

 

 

G

 

 

 

L

 

 

 

I

 

 

 

E

 

UN PO' DI NUMERI... di VEGLIE (Provincia di Lecce)
Distanze: * a 18 chilometri Est-Sud-Est dal capoluogo di provincia
* a ca. 150 chilometri dal capoluogo di regione (Bari)
* a 12 chilometri dallo Ionio
Altitudine: a 47 metri sul livello del mare
Superficie territoriale: 61,35 chilometri quadrati
Abitazione occupate (2001) n. 4.733
 Densità demografica abitanti/kmq (2001): n. 230
abitanti al 31/12/2008: n. 14.323
Popolazione all'ultimo censimento (2000): n. 14.010
Abbonati televisione (2002): n. 3.644
Abbonati telefono "uso privato" (1995): n. 3.798
Autovetture circolanti (2000) n. 6.616
Consumo energia elettrica usi domestici/utenti (1999): kwh 2.738
Aziende agricole (2000): n. 1.725
Superficie agricola utilizzata (2000): Ha. 5.049
Imprese totali (1996): n. 634
Contribuenti IRPEF (2000):

n. 7.973

Elettori totali nelle elezioni amministrative del 2005:

n. 11.941 (maschi: 5.785; femmine: 6.156)

Le origini di Veglie risalgono al tempo dei Messapi, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici. Il più importante dei quali, è l'arredo funerario del IV-III secolo a.C., trovato nel 1957 in via Novoli ed esposto presso il Museo Provinciale Sigismondo Castromediano di Lecce.
Non si hanno notizie del periodo relativo alla conquista romana, ma indubbio che Veglie conservi la sua continuità di vita romana anche se le testimonianze conosciute si limitano al ritrovamento di alcune monete di età imperiale.
Pare, ma la notizia non è però controllata, che nel 456, i vandali di Gelserico risalendo dall'Africa Settentrionale per raggiungere e saccheggiare Roma, siano passati dalle coste Joniche distruggendo anche Veglie. E' certo, invece, che quando i Longobardi di Benevento presero Brindisi conquistarono anche Veglie (di ciò ne è testimonianza la metatesi fonetica, una particolarità di dialetto che si differenzia dalla maggior parte dei paesi della provincia di Lecce, oltre il diritto matrimoniale applicato fino a quasi tutto l'Ottocento). In seguito, fu distrutta dai Saraceni che scorrevano le coste del mar Jonio nel IX secolo, per essere riedificata e popolata nel 965, come afferma Gerolamo Marciano nella sua descrizione, dai greci mandati dall'imperatore Niceforo Foca II a colonizzare le devastate terre del Salento. La presenza di questo popolo è documentata sino al sec. XIV. Infatti nel 1325, officiavano preti di rito greco nella prima chiesa parrocchiale dedicata a San Salvatore, ubicata nel centro del primo nucleo del casale di Velle e crollata definitivamente nel secolo XVII. In questo periodo, i vegliesi pagavano le decime in favore dell'arciprete della cattedrale di Oria, in virtù di una bolla di Carlo II d'Angiò del 1304, perché a quel vescovado appartenevano e sarebbero appartenuti fino al 1595 quando, per risolvere una secolare disputa tra la diocesi di Oria e quella di Brindisi, Veglie insieme a Cellino, Leverano, Salico e Guagnano, fu assegnata alla diocesi di Brindisi.
Nel 1373, Francesco I del Balzo duca d'Andria, in guerra con la regina Giovanna I di Napoli, distrusse Veglie ed altri luoghi vicini (Albaro) servendosi delle truppe bretoni ed inglesi di Giovanni Montecuto. Nel 1419, divenne signore di Veglie il nobile francese Tristano di Chiaromonte che aveva sposato Caterina del Balzo-Orsini, figlia di Raimondello e della contessa di Lecce Maria d'Enghen, diventando conte di Copertino.
Nel 1430, lo stesso circondò il paese di mura facendogli assumere il titolo di Terra (denominazione che veniva attribuita ai centri fortificati, al contrario degli altri che rimanevano casali). In questo secolo Veglie subì parecchi assedi: nel 1435 Giovanni Antonio del Balzo-Orsini, principe di Taranto, in guerra contro la regina Giovanna II che aveva adottato Alfonso I d'Aragona, assaltò e prese Veglie insieme a Nardò, Galatone, Leverano e Brindisi. Nel 1484, i veneziani, dopo aver espugnato Gallipoli, si impadronirono anche di Veglie, Nardò, Galatone, Parabita, Racale, Felline, Supersano, Casarano, Copertino e Leverano. Infine, nel 1528, i francesi mandati nel regno di Napoli dal loro re Francesco I, alla guida del Marsciallo Odet de Foix, marchese di Lantree, dopo aver sconfitto l'esercito fedele di Carlo V, capitanato da Alfonso Castriota, nella sanguinosa battaglia di San Giuliano (località tra Veglie ed Avetrana), assaltarono e distrussero Veglie, Leverano e Copertino. Per questo motivo, nel 1540, furono riedificate ed ingrandite le mura di Veglie. L'Arditi, nella sua coreografia, senza citare la fonte delle sue informazioni, afferma che la bombarda, tuttora esistente nello stemma civico, fu inventata dai feudatari successivi al XV secolo come simbolo di apparente non reale fortezza. Non si comprende che cosa voglia significare l'affermazione dell'illustre scrittore, ma è certo che il secolo che si snoda tra il 1435 ed il 1528 non fu un periodo felice per la storia di Veglie.
Nel 1468 fu infeudata a Pirro del Balzo, per dote della moglie Sancia di Chiaromonte, contessa di Copertino. Dopo la "congiura dei baroni" con bolla del 1487 di Federico d'Aragona, Veglie passò alle dipendenze della corona. Nel 1494 fu concessa a Bernardo Granai-Castriota per meriti di guerra: indi nel 1549 ritornò alla "Corona Maestà di Carlo V" per essere poi venduta nel 1557 agli Squarciafico, ricca famiglia di mercanti genovesi divenuti nel frattempo conti di Copertino. Nei secoli successivi, per diritto ereditario, si susseguirono come feudatari i Pinelli, i Pignatellie e i Granito di Belmonte.

M O N U M E N T I
CRIPTA DELLE CROCI

Oltre alla famosa cripta della Favana molte altre considerate come tali sono state segnalate, in passato, a Veglie, dalle cronache storiche locali e dalla gente del luogoSono degne di nota, una che risulta interrata, un’altra riutilizzata per altre esigenze e altre due che sono ancora visitabili.Tra queste ultime due, voglio porre l’attenzione su quella sita, vicino alla villa “il rifugio”, in località “saracino”...

PORTA NUOVA
(o di Tramontana)
(1)
Ristrutturata nella seconda metà del 1700 dai feudatari Pinelli-Pignatelli il cui stemma partito, alquanto corroso, è incastonato sulla sommità dell'arco. Nel 1904, in occasione del 50° anniversario del dogma dell'Immacolata Concezione, fu collocata in cima una statua in pietra della Vergine, risalente al sec. XVII.
PIAZZA UMBERTO I
E' la piazza principale del paese. Già denominata piazza XX Settembre, nel 1900 venne mutata la denominazione in piazza Umberto I, in memoria del re d'Italia Umberto I di Savoia assassinato a Monza lo stesso anno. L'area su cui esiste ha subito nel corso dei secoli profonde trasformazioni, e la sistemazione stradale risale al 1945; pregevole la fontana monumentale realizzata nel 1932 dai fratelli Peluso di Lecce su progetto dell'ing. Salvatore Cosentino, sulla cui sommità sono stati posti due putti ed un cigno. Sulla piazza si affacciano i palazzi Cacciatore e Verrienti, nonché la chiesa della Madonna delle Grazie. L'intero complesso edilizio esistente a fronte del palazzo Cacciatore (che un tempo comprendeva anche la chiesetta e i locali dell'ospedale), faceva parte delle opere di fortificazione (Rivellino) che cingevano l'antica terra di Veglie; al Rivellino, inoltre, era attaccata Porta Vecchia distante dalla Porta Nuova poco più di 150 metri. Nel 2004, sotto l'Amministrazione del sindaco Roberto Carlà, l'intera piazza, comprendente anche la vicina piazzetta XXV Maggio, è stata completamente rifatta.
CHIESA MATRICE
(2)
 
La Chiesa Matrice, dedicata a San Giovanni Battista e Santa Irene, fu fondata intorno alla metà del secolo XV: di quest'epoca è il prezioso portale laterale nord e le diverse monofore poste lungo il corpo di fabbrica, chiuse poi nel '700. Il portale principale del 1565, è attribuibile alla scuola di Gabriele Riccardi, ed è sormontato da una lunetta in cui sono raffigurati a mezzo busto la Vergine col Bambino, tra i santi Pietro e Paolo, ai lati vi sono due medaglioni con i volti dei profeta Isaia e Abacuc, al centro della decorazione il velo della Veronica attorniato da putti recanti simboli della Passione; brani tratti dalla Sacra Scrittura sono incisi lungo le cornici del complesso scultoreo. Un timpano triangolare ed un ampio rosone cinquecentesco chiudono la facciata. Interessante, a proposito del portale principale, la ricerca del vegliese Flavio Vetrano "Il portale della Chiesa Matrice di Veglie". L'interno, a croce latina e ad unica navata, si presenta alquanto rimaneggiato nello stile originario, con interventi baroccheggianti e soprattutto contemporanei. Interessanti sono due dipinti murali del sec. XVI: Sant'Antonio da Padova e Sant'Antonio abate, recentemente restaurati. Particolare importanza riveste l'altare del SS. Sacramento, nel transetto di sinistra, in barocco leccese. Fu collocato in questa chiesa nella seconda metà del 1800, proveniente probabilmente da una chiesa salentina. Escludendo la cimasa, tutto il rimanente corpo scultoreo dell'altare può essere attribuito a Giuseppe Zimbalo o alla sua scuola. Troneggia un bellissimo Crocefisso del '400, in legno, con l'Addolorata e san Giovanni Evangelista in pietra policroma. Di buona fattura pittorica sono alcune tele: l'Immacolata, opera di Didaco Bianco del 1762; la Natività di Maria e l'Annunciazione, entrambe attribuibili ad Oronzo Tiso; un Inferno, Purgatorio e Paradiso di Autore ignoto del sec. XVII. Di rilievo è la statua del protettore san Giovanni Battista bambino, opera scultorea in legno di scuola napoletana del sec. XVIII.
CHIESA SANTA MARIA DELLE GRAZIE
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie o "della Linea", fu costruita sopra le rovine di un'antica chiesa dedicata al crocefisso, intorno al 1602. L'attuale struttura architettonica ed il mosaico pavimentale sono della fine del XIX secolo. Alla sommità della facciata è situata un'interessante statua settecentesca in pietra leccese raffiguante il Battista recante la scritta, in latino "Posuerunt me custodem" (mi posero come custode).
CHIESA SAN FRANCESCO DI PAOLA La struttura è la prima di una serie di cappelle che collegavano il paese al convento dei Francescani rappresentanti di 14 stazioni della Via Crucis. All'interno si può notare, nel transetto di sinistra, l'affresco che raffigura San Francesco di Paola.
CRIPTA MADONNA DELLA FAVANA
Per la sua storia e le immagini, clicca qui.
CONVENTO DEI FRATI MINORI CONVENTUALI
L'ex convento dei Frati Minori Conventuali fu istituito nel 1579 per interessamento dell'università di Veglie e con il beneplacito dell'Arcivescovo di Brindisi, Bernardino di Figueroa. La struttura originaria risale al 1400 e comprende, oltre alla cripta, una chiesa subdivo dedicata a Santa Maria di Veglie, la cui immagine affrescata in stile bizantino era venerata dai fedeli contro il male del "favismo": perciò il complesso cultuale fu intitolato "Madonna della Favan".
Una ristrutturazione radicale fu eseguita nel 1651 dall'architetto fra Tommaso da Crispo. Nel 1700 la comunità francescana ebbe un grande sviluppo tale da essere considerata tra le più importanti della provincia francescana di San Nicola. Chiuso al culto nel 1809, fu riaperto nel 1837 con relativo seminario serafico guidato dal vegliese padre Carmelo Frassanito, ministro provinciale. Definitivamente chiuso nel 1866, venne incamerato dallo Stato che lo mette in vendita nel 1874. All'asta pubblica partecipa anche il sindaco Cosimo Verrienti, per conto del Comune di Veglie, che se lo aggiudica per il prezzo di lire 930. Abbandonato a se stesso, gran parte del convento crolla agli inizi del XX secolo. Solo in questi ultimi anni, un'attenta opera di restauro, ha riportato quasi del tutto l'intero Complesso all'antico splendore. Queste foto e video documentano l'inaugurazione del Convento, dopo i restauri, avvenuta nel giugno del 2003. Il restauro è stato tenacemente voluto e realizzato dall'amministrazione del sindaco Antonio Greco, ma i lavori sono stati completati sotto l'amministrazione del sindaco Roberto Carlà.
PALAZZO VERRIENTI
Il palazzo è appartenuto sempre ai Verrienti, una delle famiglie più distinte e ragguardevoli del paese. La struttura del palazzo, così come oggi si può vedere, è stata realizzata nel 1875 dall'avvocato Cosimo Verrienti. Nel palazzo opera sin dal 1929 l'asilo infantile "Pia casa Verrienti" istituzione religiosa fondata da S.E. Mons. Adolfo Verrienti (Veglie 1871-1932), vescovo titolare di Calinda, prelato delle Chiese Pultina di Altamura ed Acquaviva delle Fonti. Attualmente vi è un asilo nido gestito dalla suore d'Ivrea.
PALAZZO CACCIATORE
Realizzato verso la fine del sec. XVI, nel periodo del viceregno, dai Bortone, famiglia di origine spagnola il cui ramo vegliese è ormai estinto. Dai Bortone il palazzo passò agli Sternatia ed ai Quarta, famiglie pure estinte, ed infine ai Cacciatore dai quali prende il nome. Tutti gli elementi architettonici sono di scuola Catalana, di particolare interesse è la scala all'interno dell'atrio principale, le cornici delle finestre con motivi floreali, il portone bugnato prospiciente la piazza, mentre su via Roma risale al 1738. Nel corso dei secoli sono state apportati numerosi adattamenti che hanno modificato il palazzo. Interessante è il volume "Il Palazzo Cacciatore a Veglie" del vegliese Antonio de Benedittis.
COLONNA DELL'OSANNA
L'erezione di colonne sormontate dalla Croce era una degli scopi della Confraternita della Croce fondata da San Carlo Borromeo nel 1579 per celebrare il trionfo della cristianità, subito dopo la vittoria di Lepanto (1571) da parte della Santa Alleanza ai danni dell'Impero Ottomano. Esse dovevano sorgere nei pressi di incroci, nelle piazze, luogo di confluenza e di raduno e quasi sempre di fronte a un luogo sacro. Nella nuova concezione cristiana la colonna (Osanna e Sannà) aveva una funzione importantissima nella Domenica delle Palme: dopo la benedizione dei ramoscelli di ulivo, sacerdoti e fedeli in processione si recavano all'Osanna per issare su di esso uno dei rametti benedetti (si pensava che tale simbolo potesse tenere lontano dal paese e dagli abitanti gli spiriti del male). Originariamente la colonna dell'Osanna, edificata agli inizi del sec. XVII, sorgeva vicino ai gradini della Chiesa del SS. Rosario e San Rocco, al centro dell'attuale via Dante. Nel 1894 il consiglio comunale, su proposta del sindaco Cav. Salvartore Quarta, deliberò lo spostamento della colonna, per ragioni edilizie, nel luogo dove è collocata attualmente.
CHIESA PARROCCHIALE
B.V. DEL ROSARIO
E S. ROCCO
S'ignora la data precisa della fondazione di questa chiesa; però sull'Altare Maggiore degli inizi si legge A.D. 1631.
Aveva tre altari: il Maggiore dedicato alla SS.Vergine del Rosario, circondato da quindici rilievi esprimenti i quindici misteri, sormontato da una statua di San Rocco (che ora si trova sulla facciata della chiesa); il secondo a Santa Teresa, il terzo a San Giuseppe Patriarca. Verosimilmente risale a qualche anno prima del 1631. La chiesa però ha subito diverse modifiche e ampliamenti; il primo in epoca non precisata, si cambiò la volta, che poggia su ampi pilastri costruiti certamente dopo la chiesa. Il primo ampliamento sicuramente prima del 1908, un secondo ampliamento è avvenuto nel 1928 e nel 1941 i due altari laterali (di san Giuseppe e santa Teresa) in pietra leccese, vennero sostituiti con altari in marmo. Un terzo ampliamento si è avuto nel 1954, con il prolungamento della navata laterale, i due altari laterali furono spostati e con la riforma liturgica nel 1964 furono demoliti del tutto. Nel 1965 l'Altare Maggiore fu addossato al fondo del Presbiterio per la conservazione del SS. Sacramento. Di notevole fattura la statua della Madonna del Rosario, opera in cartapesta antica di oltre un secolo, da notare la tela della Beata Vergine del Rosario con Gesù Bambino e i Santi Biagio, Domenico, Giovanni Battista e Rocco del sec. XVI-XVII di autore ignoto dove ci sono angioletti che porgono corone del Rosario. Questa importante tela è stata restaurata nel 2002. La tela che sovrastava l'altare di san Giuseppe raffigurava la morte del Santo con la Vergine da un lato e Gesù dall'altro; la tela di santa Teresa, anche questa situata sull'altare a lei dedicato, del sec. XVIII, raffigurava la santa incoronata da Gesù e da Maria. La Schiovazione, grande dipinto su tela, rappresenta la deposizione dalla croce del Cristo, che si trovava nella chiesa della Madonna dei Greci e dopo il restauro su indicazione della sovrintendenza, si è sistemata nella chiesa parrocchiale.
CHIESA MADONNA
DEI GRECI
(DELLA PIETA')
Anche se le credenze popolari collegano la costruzione di questa chiesa alla popolazione greca immigrata in queste terre nel sec. X, alcuni documenti deducono che la chiesa della Madonna dei Greci costruita tra 1640-1646 è legata alla famiglia Greco, proprietaria della masseria delli Greci, oggi Panareo, dove la chiesa era collocata, e ancor prima della chiesa fu edificata un'edicola (che ora si trova nel giardino della chiesa) la quale posizione e gli elementi d'arredo presenti fanno supporre che servisse da riparo ai viandanti in quanto collocata sulla vecchia via per il mare. All'interno della chiesa si estendono su tre pareti grandi pitture murali a tempera, risalenti allo stesso periodo che raffigurano la Passione di Cristo. Ogni scena, fatta eccezione per "Gesù deposto dalla Croce", sita sull'altare, è inserita in un arco decorato con motivi floreali. Maggiori notizie sulla chiesa.
CHIESA DELL'ICONELLA
(S. MARIA DI COSTANTINOPOLI)
Grazie ad alcuni documenti dell'archivio parrocchiale, possiamo collocare la costruzione della Chiesa dell'Iconella o Santa Maria di Costantinopoli intorno al 1667. Fu edificata come opera di devozione, per questo è di modeste dimensioni, presenta una forma ottagonale e fu dedicata in un primo momento alla Beata Vergine di Costantinopoli, ma prese il nome di Madonna dell'Iconella per mezzo di un'icona raffigurante la Beata Vergine affrescata sull'altare. Attorno a questa cappella, per la ricorrenza della Natività della Beata Vergine, si svolge una festa molto sentita, la cui particolarità è la presa della cuccagna, con essa dal 1806 si svolge la fiera governativa concessa da Giuseppe Bonaparte, che è la più antica di Veglie.
SAN GIOVANNI BATTISTA Protettore di Veglie è San Giovanni Battista, al quale fino a qualche anno fa venivano dedicate due feste: una religiosa il 24 giugno ed una civile nella seconda domenica di Agosto, spostata negli ultimi anni al 24 giugno. Quasi spariti i ricordi di Sant'Irene, compatrona, e San Filippo Neri, entrambi titolari della chiesa parrocchiale. Il culto per San Giovanni Battista si perde nel tempo. Nella chiesa parrocchiale esiste ancora una nicchia dell'XI secolo che conteneva l'originale statua del santo. Il protettore del paese conosciuto nella vicinanze come "San Giovanni di Veglie", ha una particolarità: è raffigurato come bambino, sebbene con i caratteristici simboli del Battista.
IL PALAZZO MUNICIPALE Il Palazzo Municipale, inaugurato nel 1978, sorge in una parte del luogo che, negli anni 1920 fu dedicato al parco delle Rimembranze, dove ogni albero ricordava un caduto in guerra. Intorno al 1960 la ristrutturazione della zona portò all'estirpamento degli alberi e all'abbattimento della colonna commemorativa dei caduti. Nell'angolo verso ovest, si decise di costruire il municipio, dopo che, alla fine degli anni 1950, era stato demolito il vecchio esistente in piazza Umberto I. Antistante al Palazzo Municipale è stato ricostruito il monumento ai caduti di tutte le guerre.
FRANTOIO IPOGEO
Testimonianza caratteristica dell'evoluzione della cultura dell'olivo e della produzione olearia, tipiche della zona, è costituita dal frantoio ipogeo. Scavato nel banco roccioso calcaretinico fra la fine del secolo XVI e la prima metà del secolo XVII. Appartenuto alla famiglia Greco, fu attivo fino ai primi del sec. XX. Venne acquistato dal comune di Veglie nel 1999 e destinato a museo della civiltà contadina. Attualmente, non è ancora aperto al pubblico.
(1) Foto di Giuseppe Pierri - (2) Foto di Giovanni Petito - Tutte le altre foto sono di Claudio Penna
Notizie tratte da VEGLIE  a cura della Pro Loco di Veglie
Il documento più antico di Veglie?!?
Verifica la tua conoscenza di Veglie!!!